Le 5 migliori squadre europee dal 2021 al 2025

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Immagine di copertina: Haaland del Manchester City a contrasto con Militão del Real Madrid

La ciclonica finale di Monaco, che ha chiuso in maniera sorprendente il cerchio dell’ultima stagione, ci consente di chiudere un altro cerchio, in attesa del prossimo quinquennio: quello dedicato alle formazioni in grado di lasciare un segno nella storia del football europeo.

Il quinquennio che si apre con la bomba atomica sganciata dal Covid-19, a dispetto delle apparenze, propizia una crescita evidente del calcio italiano, che torna a recitare la parte del protagonista dopo anni in cui il compito di salvare baracca e burattini era stato di competenza esclusiva di una Juventus che, nel nostro Paese, era parsa quasi fuori posto e fuori categoria.

Crescita evidente, dicevo, e che però si è tradotta raramente in risultati concreti a fine stagione: il successo della Roma, che ha paralizzato la capitale per giorni, ha interrotto un digiuno imperdonabilmente lungo, e la trionfale cavalcata atalantina di due anni più tardi ha segnato un altro punto importante a favore del football italico, ma resta l’amaro in bocca per la competizione regina, che ha visto l’Inter-camaleonte allestita dal demiurgo Inzaghi perdersi sul più bello in diverse occasioni – e se Istanbul 2023 ha comunque potuto soffiare nelle trombe dell’orgoglio interista, la partita del 31 maggio rappresenta invece il capitolo più nero e inspiegabile della storia nerazzurra in Europa, un’umiliazione-boccone amaro che forse non verrà mai digerito del tutto.

Volgendo lo sguardo all’estero, le questioni di grande interesse sono innumerevoli: il duello verticistico e pirotecnico tra Manchester City e Liverpool in Premier League prelude a quello ancora più spettacolare tra lo stesso City e il Real Madrid in Europa. Il Bayern Monaco non ritrova l’alchimia magica del 2020 e vive di alti e bassi, mentre il Barcellona, perso Messi, si affossa in una mediocrità stucchevole, prima che Xavi provi a dare una sferzata e Hansi Flick rimetta le cose sui binari giusti. In Francia, il PSG prova a sparigliare le carte con la sua collezione di stelle, ma l’esperimento non funziona mai del tutto, e sarà invece il meraviglioso collettivo allestito da Luis Enrique, un uomo ferito dalla vita e per questo ancora più ammirevole, a riscrivere la storia.

2020-2021

Il Manchester City scivola sulla buccia di banana-Chelsea in due occasioni cruciali, una delle quali ancora brucia nel cuore dei suoi tifosi – la finale di Champions che si disputa a Oporto il 29 maggio 2021. Ciononostante, l’imperioso successo in Premier League e alcune manifestazioni di forza, che sono solo il proemio a quello cui si assisterà nelle stagioni successive, mi suggeriscono di regalare al collettivo di Guardiola il primo posto: il suo centrocampo gira come un orologio svizzero e in attacco i numerosi ottimi giocatori a disposizione del tecnico spagnolo gli consentono di segnare una valanga di reti.

A dire il vero, ci sono due squadre che potrebbero sottrarre alla banda-Guardiola la corona: il Bayern Monaco di Flick è una macchina da calcio non troppo dissimile da quella che, nell’anno del Covid, è passata su quasi tutti gli avversari come un caterpillar. La Bundesliga è il consueto soliloquio, in cui la voce principale è ancora quella di un Lewandowski ispiratissimo, e in Champions il Bayern sembra una spanna sopra tutti finché non affronta un PSG che ha imparato a fare a sportellate con le grandi d’Europa e che, ispirato da Neymar e Mbappé, elimina per questione di dettagli ma con merito la corazzata bavarese.

Per larghi tratti parrebbe proprio il PSG la squadra migliore d’Europa, e invece in semifinale la banda di Tuchel si fa imbrigliare da un Manchester City più cinico e meno spettacolare del previsto, che tira i remi in barca e approfitta di alcune distrazioni difensive dei parigini. Se aggiungiamo che la Ligue 1 scivola dalle mani dello squadrone – merito di un Lilla sorprendente, ma demerito di un PSG svagato nel finale – diventa difficile per noi assegnare a detto squadrone qualcosa di più di un comunque onorevole terzo posto.

Il Chelsea sfiora la FA Cup e poi conquista l’Europa, a sorpresa, dopo aver eliminato con autorevolezza il Real e dopo aver messo le ganasce al City in finale. Trascinato da un Kanté che ha il dono dell’ubiquità e da alcune meteore destinate a scomparire dai radar a tempo di record (il pur talentuoso Mount), il team londinese si prende una fetta di cielo e porta nella capitale del Regno la seconda Champions della sua storia.

Mr. Campionato Antonio Conte, sbarcato nella Milano nerazzurra un anno prima, chiude il lungo e imperioso ciclo italico della Juventus: abilissimo come sempre nel trovare la quadratura del cerchio in tempi record, Conte consente alla sua Inter di spiccare il volo e di vincere un titolo meritato. L’avventura europea sorride decisamente meno ai milanesi, ma poco male: dopo un lungo digiuno e dopo tante stagioni avvolte dalla nebbia della mediocrità, l’Inter è tornata tra le grandi.

2021-2022

Le semifinali disputate e perse nella primavera del 2022 hanno tormentato a lungo i sogni dei tifosi del Manchester City e del loro deus ex machina, ma restano una delle pagine più memorabili della storia recente del calcio, e d’altra parte il Manchester City del 2022 è una macchina da calcio quasi senza eguali: ispirata da un De Bruyne che cammina sulle nuvole, la banda di Pep gioca un calcio immaginifico, spettacolare, e prevale di un punto sul Liverpool di Klopp, al termine del duello di campionato più bello degli ultimi anni.

Al secondo posto un ex aequo: il Liverpool di Klopp, che si prende la FA Cup a tuttavia perde per dettagli sia la Premier che la finale di Champions, è un collettivo che fa del forcing e del gegenpressing le sue armi cruciali, e trova in un Salah ispiratissimo, così come in un grande Mané, gli uomini chiave. Alcune espressioni di gioco nel corso della stagione sono rock’n’roll anfetaminico purissimo.

Sempre al secondo posto, non può mancare il Real Madrid, che Carletto Ancelotti plasma con la sapienza e l’acume che da sempre sono le frecce migliori nella sua faretra. Trascinato da un centometrista immarcabile come Vinicius Jr., da un Luka Modrić redivivo e soprattutto da un Courtois versione Buffon e dal Benzema più ispirato e letale della carriera, il Real Madrid gioca a carte con la morte sportiva in tutti i turni a eliminazione diretta, e incredibilmente riesce sempre a prevalere. La Liga conquistata senza affanni davanti a un Barcellona orfano di Messi e mai davvero in corsa completa una stagione che per i blancos è da incorniciare.

Il PSG delle stelle si è divorato le mani per almeno tre anni per quanto accaduto agli ottavi del febbraio 2022: nonostante un Messi bolso e un Neymar more solito reduce da alcuni acciacchi, il PSG domina per 150 minuti su 180 il Real Madrid, ma viene travolto dall’onda bianca nel finale di gara, complice un errore di Donnarumma propiziato da un intervento probabilmente falloso di Benzema. La Ligue 1 vinta in scioltezza, con 15 punti di margine, salva la stagione, ma non toglie l’amaro in bocca: 2020 a parte, se mai c’è stato un anno in i parigini avevano le carte in regola per arrivare in fondo e vincere, fino al recente successo, quell’anno è stato il 2022.

La serie A assiste a un derby dall’esito inatteso, ma personalmente fatico ad annoverare le due milanesi tra le squadre migliori d’Europa: nonostante alcune follie strategiche di un Nagelsmann che fa sembrare Flick un allenatore conservativo, credo che la quinta squadra del 21/22 sia il Bayern Monaco, un Bayern che spesso scende in campo con quattro mezzepunte e con un centravanti e che è una macchina da gol in ogni torneo, pur vincendo “solo” la Bundesliga.

2022-2023

Nell’anno dello storico treble la corona spetta in maniera indiscutibile al Manchester City, che forse perde qualche centimetro, in termini di pura estetica, rispetto al 21/22, ma che con il corazziere Haaland a seminare il panico nelle aree di rigore avversarie domina la scena segnando caterve di gol e portando a casa un risutato storico. Le due lezioni di calcio con cui il City regola Bayern e Real Madrid sono destinate a rimanere negli annali molto a lungo.

La Liga gli scivola dalle mani e finisce in quelle del Barcellona di Xavi, forse il più cinico di sempre, e in semifinale il City lo riduce a team di rango inferiore, ma risulta comunque difficile escludere dal novero delle grandissime dell’anno il solito Real Madrid, un Real orfano del Benzema incontenibile di un anno prima e che si affida sempre di più alle scorribande palla al piede di un fenomeno come Vinicius Jr, oltre che ai suoi grandi vecchi del centrocampo. Manca la zampata finale, ma il Real resta una squadra di primissimo rango.

L’Inter di Simone Inzaghi, forse l’unico vero erede di Carletto Ancelotti, inizia a bussare alla porta delle grandi: in campionato non può reggere il passo di un Napoli spettacolare e che merita a sua volta il posto in graduatoria, un Napoli costruito dalle mani sapienti del demiurgo Spalletti e che per almeno quattro mesi è la miglior squadra d’Europa (con Kvara e Oshimen che dipingono calcio), ma in Champions cambia marcia (l’Inter) e si accredita quale meritata finalista. Visto il totale controllo del gioco che il City ha messo in atto contro Bayern e Real, tutti a Instanbul si aspettano una disfatta nerazzurra, e invece la banda di Simone gioca bene le sue carte e sfiora anche il pareggio.

Dopo tanti anni, torna a far sentire la sua voce anche l’Arsenal: il giovane Arteta siede da qualche tempo sulla sua panchina, è cresciuto nel mito del suo mentore Guardiola e per larghi tratti consente ai redivivi Gunners di esprimere, con il Napoli, il calcio migliore del continente. Nel finale la maggiore forza ed esperienza del City fa la differnza, ma l’Arsenal chiude a pochi punti dai campioni dopo aver dato loro del filo da torcere, e questo senza disporre di una squadra di fenomeni.

2023-2024

Confesso di essermi grattato a lungo la testa per scegliere la squadra migliore, perché, nello scontro diretto, il Manchester City ha dimostrato di avere qualcosa di più del Real Madrid, ma il double conquistato dagli spagnoli mi suggerisce di assegnare a loro il primo posto: profondamente rinnovati in alcuni ruoli chiave, trascinati da un Kroos serafico, da un Rodrygo che si consacra tra i grandi, da un Vinicius Jr. incontenibile nelle giornate di vena e da un Bellingham universale, oltre che dal solito Courtois, i Blancos si riprendono d’autorità la Liga e vincono per l’ennesima volta la Champions, al termine di un percorso faticoso e anche fortunoso, ma in cui hanno dimostrato la tempra della grandissima squadra.

Il Manchester City meriterebbe il primo posto tanto quanto i madrileni, perché conquista la quarta Premier consecutiva, impresa titanica ovunque e mai riuscita a nessuno in Inghilterra, e in Champions viene eliminato ai rigori dopo una grandissima gara. De Bruyne, Haaland e Bernardo giocano un calcio superlativo e il collettivo gira, come di consueto, quasi sempre a meraviglia.

Il terzo gradino del podio spetta al Bayer Leverkusen “inventato” di sana pianta dal giovane mago della panchina Xabi Alonso (un altro centrocampista, un altro spagnolo). L’impresa da consegnare ai posteri i renani la portano a termine in Germania, perché scrivono la parola fine sull’interminabile egemonia bavarese e lo fanno con pieno merito, dando spettacolo, schiacciando letteralmente nella loro area quasi tutti gli avversari con un calcio che secondo il suo mentore è figlio di quello di Guardiola ma si ispira anche al pressing altissimo di Klopp e alle strutture proteiformi di quello di Diniz e di una certa tradizione carioca. La finale persa malamente contro la splendida Atalanta di Gasperini (che meriterebbe un posto in graduatoria, potrebbe soffiarlo al PSG) lascia un po’ di amarezza ma toglie poco a una stagione per il resto trionfale.

L’Inter paga un po’ la rata al mutuo della fortuna contro i Colchoneros in Champions, ma si consacra e conferma come una squadra straordinaria: in serie A fa letteralmente il vuoto, trascinata soprattutto da un Lautaro titanico, e il calcio post-italianista di Simone Inzaghi è uno spettecolo di qualità, solidità, duttilità e concretezza.

Il PSG controlla di autorità una Ligue 1 sempre più complicata ed equilibrata del solito (non è un caso se le francesi in Champions daranno del filo da torcere anche a formazioni più attrezzate), e in Champions sfiora la seconda finale della sua storia, ma viene superato da un Dortmund più solido e brillante. Mbappé si conferma un fenomeno planetario, ma le sapienti mani di Luis Enrique (un altro centrocampista, un altro spagnolo) forgiano la superiore intelligenza del calcio di Vitinha, che si consacra campione, e aiutano Dembelé a mettere finalmente a frutto il suo stralunato talento. Diciamo che il quinto posto è assegnato a pari merito con l’Atalanta, che vince un’Europa League al termine di un cammino irto di ostacoli e degno di quelli della vecchia UEFA, dominando a sorpresa in finale il Leverkusen con un Lookman stratosferico.

2024-2025

Il PSG si prende l’Europa quando nessuno se lo aspetta più, dopo la fine dell’era dei Big Three e dopo essere diventato un collettivo rodatissimo: Vitinha è il deus ex machina di una squadra che lavora sull’eredità del tiki taka e del calcio latino rendendoli più aggressivi e puntando sulla velocità incontenibile di un Dembelé stellare e vero uomo più, di uno Kvara che si conferma campione e del giovane, arrembante Doué. La finale di Monaco chiude come se fosse un sogno felliniano una stagione che negli ultimi mesi vede i francesi giocare un calcio siderale.

Per la verità, nel corso della stagione la palma di squadra spettacolo per eccellenza spetta al Barcellona, che Hansi Flick ribalta come un guanto dopo diversi anni difficili, pur rimanendo fedele al suo storico canovaccio cruijffiano, e che porta a incantare gli spettatori di tutto il mondo con un gioco che alterna fraseggio, aggressione alta e velocità negli spazi come raramente si era visto in precedenza (forse mai). il talento precocissimo di Yamal esplode in tutta la sua naturalezza, Lewandowski segna come se avesse cinque/sei anni in meno, Raphinha diventa un campione di statura mondiale e in mezzo al campo Pedri perfeziona la sua metamorfosi nell’erede di Iniesta. Le due semifinali leggendarie con i nerazzurri sono un ricordo “doloroso” per i tifosi blaugrana, ma tolgono poco a una stagione che si chiude comunque con tre trofei e una Liga vinta in maniera stordente.

Il Liverpool soffre il PSG ed esce ai rigori ma meritatamente dalla Champions; questo però riduce solo in parte il valore della sua stagione: reduce da due annate di vacche magre, il Liverpool vince d’autorità una Premier mai in discussione, e rinnova il canovaccio lasciato in eredità da Klopp grazie alle intuizioni di Slot. Ispirato dai ghirigori magici di Diaz e soprattutto da un Salah in versione titano, il Liverpool merita un posto nella cinquina, così come lo merita l’Inter, nonostante l’umiliante sconfitta di alcuni giorni fa.

La squadra di Simone Inzaghi mette in mostra un grande calcio e regala ai suoi tifosi quattro serate indimenticabili tra quarti e semifinale, ma per farlo si logora e, complici i limiti della rosa, finisce per perdere anche uno scudetto che era alla sua portata. Ciò non toglie che i nerazzurri meritino di figurare, a mio parere, in questa lista.

Il quinto posto a mio avviso compete al Bayern Monaco, ancora una volta tra le grandi della stagione, anche perché torna a prendersi la Bundesliga, ma ancora una volta meno incisivo di altre squadre nelle fasi calde in Europa.

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