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Champions, quarti andata: Barcellona squadra da battere? Forse sì, ma occhio a Psg e Inter

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Quatto grandi partite nell’andata dei quarti di Champions League, a conferma che ci troviamo di fronte ad un’edizione di alto livello tecnico, con diversi giocatori finiti in copertina e una top 11 tutt’altro che facile da stilare per la presenza di numerosissimi protagonisti.

La conferma

Il Barcellona è forse oggi la squadra più bella e forte d’Europa. Non solo perché nella Liga sta mettendo sotto il Real Madrid delle stelle, ma anche perché continua ad esprimere un calcio straordinario, con una prima linea che probabilmente oggi non ha eguali al mondo. E Flick sembra aver messo a posto la difesa, che nella prima parte di stagione era stata a lungo il limite, il vero tallone d’Achille, dei blaugrana. Sappiamo bene che la società attraversa una crisi economica totale, ma qui si valuta la squadra e non le scriteriate gestioni della proprietà: e sul campo questo Barcellona, infarcito di giovani in molti casi provenienti dal vivaio e plasmato dalle sapienti mani di Flick (altra pasta come allenatore rispetto a Xavi, come già aveva mostrato al Bayern Monaco), sta incantando l’Europa. Ad oggi, forse, la favorita numero uno per la vittoria finale.

La sorpresa

Alzi la mano chi non avrebbe pensato ad uno scherzo se, alla vigilia della partita di andata, avesse letto Arsenal 3 Real Madrid 0. Non perché l’Arsenal non sia una squadra di valore (equilibrata e solida, pur se priva di stelle), ma perché l’esperienza e la predisposizione della formazione londinese sul suolo europeo – sia a livello storico sia soprattutto dei giocatori in rosa – non è paragonabile a quella del Real. Un Real che arrivava per altro con il vento in poppa dopo il doppio prestigioso scalpo di Manchester City e ancora più Atletico Madrid. Ma dopo un primo tempo equilibrato, la ripresa ha visto l’Arsenal prendere campo e infilare tre reti, mettendo il Real all’angolo, oltre ogni più rosea aspettativa di qualsiasi tifoso dei Gunners.

La delusione

Mbappé sconsolato: il Real ha subito un pesante tracollo. Ma al ritorno può ancora succedere di tutto…

L’altro lato della medaglia è appunto… il Real Madrid. Che ha confermato ancora una volta il vero limite, ovvero l’assenza di un regista (l’addio di Kroos era ed è pesantissimo) capace di dare equilibrio e ordine al gioco. Ancelotti, da vecchio lupo di mare abituato a muoversi con scaltrezza e trovare soluzioni raffinate e impensabili ai più, ha provato a percorrere strade interne, dalla novità Ceballos al reintegro nei titolari dell’eterno Modric (oramai però “bollito”), ma il problema resiste e persiste. I mal di pancia e la scarsa forma di Vinicius, uno che di solito non sbagliava mai i grandi appuntamenti, fanno il resto. Guai però a dare per morto il Real: nel 2022 contro Psg negli ottavi e City in semifinale e nel 2024 contro il Bayern in semifinale, i merengues hanno ribaltato situazioni impossibili, segnando a tutte e tre due gol oltre il 90°. E questo per limitarsi appunto solo alle ultimissime stagioni. Non dimentichiamo che qualche settimana fa una rimonta simile era stata anche confezionata in Coppa del Re contro la Real Sociedad. Solamente il Real Madrid, nel catino ribollente del proprio stadio (il miedo escénico di valdaniana memoria) può concepire e realizzare recuperi del genere. La domanda è: se l’Arsenal andasse in svantaggio al Bernabeu, avrebbe la forza, la mentalità, la lucidità di non crollare? Qualche dubbio c’è. Tra una settimana avremo la risposta.

L’italiana

Amala, pazza Inter, amala, cantano i tifosi della Beneamata. Ma questa Inter (voto 8) non è pazza. È forte e tremendamente equilibrata (leggi qui il pezzo di Giuseppe Raspanti). Un po’ come l’Arsenal non ha stelle di prima fascia, ma tutti elementi di provato valore internazionale. Bastoni, Barella e Lautaro sono i suoi alfieri e rappresentano la linea dorsale di una squadra che Inzaghi ha plasmato in modo intelligente, partendo dalla scuola italiana, ma con spruzzate di calcio posizionale e di possesso, un ibrido che rende l’Inter estremamente versatile e capace di adattarsi agli avversari e alle pieghe tattiche che prendono gli incontri. Se Barcellona e Psg (a proposito, tanto di cappello a Luis Enrique) sembrano oggi le più forti e quelle che giocano il calcio migliore, l’Inter rimane la formazione più difficile da affrontare e decifrare per qualsiasi avversaria. Il sogno Champions è possibile e non è una chimera.

Il protagonista

Declan Rice è uno dei più forti centrocampisti del mondo

Yamal, Raphinha, l’eterno Lewandowksi (a 37 anni ancora uno dei primi quattro centravanti del mondo con Haaland, Kane e Lautaro). Poi Vitinha, Kvaratskhelia, Barella, Bastoni, la sorpresa Carlos Augusto… Tanti nomi possibili per la palma di MVP. Ma il protagonista principale di questi quarti di andata non può che essere Declan Rice. Il polmone e la mente dell’Arsenal ha demolito il Real all’Emirates con una prestazione da centrocampista totale, impreziosita da due gemme su punizione da raccontare ai nipoti. Oggi, uno dei primi cinque centrocampisti al mondo: Pedri, Vitinha, Barella e Rodri (anche se infortunato, il Pallone d’oro in carica non può mancare…) gli altri quattro.

La top 11

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