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Dieci sfumature di Francesco Totti

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Il Colosseo, il Cupolone, la Fontana di Trevi; Carlo Verdone, Alberto Sordi, Antonello Venditti.

Luoghi e nomi che trasudano Romanità e Romanismo. La sensazione di essere parte di un qualcosa che per secoli ha rappresentato il centro del mondo – caput mundi, appunto – dal punto di vista politico, filosofico e spirituale da un lato; l’anima inguaribilmente popolare, sanguigna, proletaria, quel misto tra ironia genuinamente grezza e irriverenza scanzonata che può esserci solo nelle borgate della Città Eterna dall’altro. Prospettive opposte apparenti, che però sono inevitabilmente legate e complementari, e che si fondono nel concetto di Roma.

Francesco Totti non sfugge a questo dualismo: il suo calcio è patrimonio del mondo, non c’è appassionato in nessun angolo del mondo che non conosca il suo nome. Eppure Totti è di Roma e solo di Roma, e non poteva non esserlo: l’accento marcatissimo, il carattere permaloso e fumantino che tuttavia non va a guastare la sensazione di un bravo ragazzo da sempre legato alla famiglia, ai propri cari e alla propria gente, nonostante i “nemici” lo descrivano come il classico “boro de Roma”, come quelle straordinarie macchiette rappresentate dal Carlo Verdone dei tempi migliori, quello delle commedie degli Anni Ottanta.

Legandosi a vita alla propria città – che comunque lo ha amato e lo ha venerato come un Ottavo Re di Roma, va detto -, in una piazza certamente impegnativa a livello di ambiente e di “chiacchiericcio”, ma che sicuramente non può essere paragonata a quella delle grandi italiane ed europee in quanto a pressioni ed obbiettivi da raggiungere – in soldoni, un secondo-terzo posto a Trigoria viene normalmente accolto in maniera differente rispetto alla Continassa o ad Appiano Gentile – Totti ha pagato un prezzo importante nei confronti della storia. Non poter lottare costantemente per vincere i trofei più prestigiosi a livello di club gli ha tolto molto a livello di status – escludendo la nazionale, Totti non ha mai raggiunto una semifinale di una coppa europea, né si è mai avvicinato; gli ha tolto la possibilità di essere inserito, se non per qualche anno, nell’élite ristrettissima dei primi calciatori al mondo, nonostante avesse tutte le qualità per starci, ma gli ha dato l’immortalità e la gratitudine eterna di tutto il popolo giallorosso, che per Francesco contava quasi più di una Champions League.

Totti con Mazzone, suo mentore

Se il suo status e la sua posizione nella storia del calcio italiano anche in rapporto ad altri fuoriclasse può essere oggetto di discussione, poco sindacabili sono le sue qualità calcistiche: meno eccezionale nel dribbling nello stretto rispetto a Baggio e a Del Piero, ma fisicamente più potente ed in grado di ricoprire più ruoli, Totti ha illuminato il gioco per anni con una magistrale visione di gioco a trecentosessanta gradi: non si contano le aperture di prima intenzione con le spalle alla porta, le linee di passaggio e le intuizioni per i compagni, oltre ad un senso del gol – di destro, di sinistro, di schiaffo e di carezza – e ad una capacità di vedere la porta da attaccante vero, qualità che lo hanno reso il secondo miglior marcatore di sempre del campionato italiano, nonché capocannoniere del campionato di Serie A 2006/07 e Scarpa d’Oro.

La sua duttilità lo ha portato ad esprimersi e ad evolversi in più ruoli: Zdenek Zeman lo propose come esterno sinistro nel tridente: il Pupone spesso si accentrava e sciorinava le sue eccelse qualità di rifinitore, in anni in cui fu in rapida ascesa, entrando nel giro azzurro, dove assunse presto i galloni del titolare. Negli anni di Fabio Capello, probabilmente i migliori di Totti in quanto a maturazione calcistica, giostrava spesso come trequartista dietro le punte, o da mezzapunta in tandem con Antonio Cassano, con cui c’era un’intesa che regalava gioie e magie.

Luciano Spalletti – con cui avrà un rapporto discusso e travagliato nella seconda parte della carriera – ebbe la geniale intuizione di trasformarlo in centravanti (falso nueve diremmo oggi) dopo il grave infortunio subito a febbraio 2006 contro l’Empoli, che gli costò molto in termini di mobilità e agilità, e gli regalò una nuova fase calcistica: nel calcio frizzante della prima Roma spallettiana, la posizione di Totti e le sue qualità permetteva ai centrocampisti romanisti di andare in gol con estrema facilità, nonché allo stesso Francesco di centrare la porta con notevole regolarità: nel 2006/07 arrivarono 26 gol in campionato, record personale.

Proprio la sua completezza e varietà è la linfa ispiratrice di questo pezzo, con cui si vuole ricordare alcune perle calcistiche – tra gol o prestazioni significative – che il ragazzo di Porta Metronia ci ha regalato negli anni. Naturalmente è un elenco che non pretende di essere esaustivo, dieci momenti sono davvero pochi, tant’è che diversi sono rimasti fuori dal mazzo. Se dovessi però compilare un album fotografico, con i dieci flash che mi vengono in mente parlando di Totti, opererei per i seguenti.

Roma-Parma 1997-1998

Francesco Totti e Gianluigi Buffon. Amici, compagni di nazionale, campioni del mondo, ma anche rivali di lunga data, con duelli infiniti, vinti da uno o dall’altro. Un capitolo fondamentale della loro saga è questo meraviglioso gol, segnato dal 10 giallorosso a Buffon ai tempi in cui il portierone giocava a Parma: il movimento in profondità di Francesco è da attaccante vero, il pallonetto con il piede mancino è una prodezza balistica di un talento in ascesa. Il suo posto a Francia ’98 è chiuso da una concorrenza eccessiva, ma a fine anno Dino Zoff lo convoca in azzurro, e Totti entra stabilmente nel giro della nazionale.

Francia-Italia 2000

In una serata dolorosissima per gli Azzurri, che vedono strapparsi la Coppa dalle mani quando tutto sembrava ormai fatto, una nota di consolazione per gli adoratori del Pupone sta nella sontuosa prestazione offerta in finale. In una serata in cui Zinedine Zidane brilla molto meno del solito, Totti si prende le luci della ribalta, con una prestazione maiuscola: aperture, sventagliate e giocate d’autore – il delizioso tacco che smarca Pessotto nell’azione del gol di Delvecchio è una di queste. Naturalmente Euro 2000 per Totti significa anche il rigore a cucchiaio a Van Der Sar nella semifinale contro l’Olanda, ma per una questione di “abbondanza di cucchiai” in questa classifica, ho scelto di soffermarmi sulla finale, a coronamento del miglior torneo giocato da Totti in azzurro.

Lazio-Roma 2001-2002

Nella partita ricordata per l’incredibile poker di Vincenzo Montella e la serata da film dell’orrore di Alessandro Nesta, Totti gioca una delle migliori partite della carriera, contro gli odiati cugini biancocelesti: sempre al centro dell’azione, illumina il gioco con finezze, colpi di tacco e tiri, ed entra in tutti i gol della Roma. La chicca, tuttavia, è quel sontuoso pallonetto con cui beffa Peruzzi fuori dai pali: l’arcobaleno scavalca il portiere e si insacca inesorabile, sbattendo sull’interno della traversa. Per i giallorossi, campioni d’Italia in carica, è l’apoteosi.

Roma-Juventus 2003-2004

La Juventus di Marcello Lippi alla fine del suo secondo ciclo viene tritata da un tornado giallorosso, guidati dal duo CassanoTotti in stato di grazia. Per il Pupone è un momento di forma psico-fisica alle stelle, e la sua annata 2003/2004 è sicuramente tra le migliori della sua carriera, per continuità, efficacia e bellezza del suo gioco. La sua partita è premiata da una pioggia di 8 sulle pagelle dei quotidiani sportivi nazionali, ed è contornata da giocate sopraffine, una tra tutte: controllo docile con il petto dai venti metri e destro di collo pieno che distrugge la traversa a portiere battuto. Giocata di classe infinita.

Inter-Roma 2005-2006

Un altro cucchiaio leggendario è quello alla Scala del Calcio contro l’Inter in una serata autunnale del 2005, probabilmente il gol più estroso di tutta la carriera: si libera di forza di Cambiasso e Maria, si accentra, punta Materazzi, e scavalca Julio Cesar con il lob del genio. Un colpo d’artista che fa applaudire anche Roberto Mancini, allenatore dell’Inter.

Italia-Australia 2006

Uno dei momenti più cruciali della storia della nazionale – e anche nella storia di Totti – sta tutto in questo calcio di rigore. Con gli Azzurri in inferiorità numerica, in una partita difficile e scorbutica contro l’Australia allenata dalla nostra “bestia nera” Guus Hiddink, Totti accantona cucchiai e cucchiaini e scaraventa nel sette un rigore pesantissimo, portando l’Italia ai quarti di finale. Non è stato un mondiale facile per il capitano romanista: l’infortunio di febbraio contro l’Empoli gli ha tolto forma fisica e condizione, in diverse partite lo abbiamo visto in debito d’ossigeno, seppur con qualche lampo dei suoi. Per la capacità di sopportare la pressione e per la perfezione dell’esecuzione del tiro, la copertina di quel pomeriggio è tutta sua.

Sampdoria-Roma 2006-2007

Come Van Basten, come Zidane. Il coefficiente di difficoltà di questo gol è al massimo, eppure Totti riesce a centrare la porta al volo, da posizione angolata e tutto sommato lontana, con il piede debole, dopo un cross dalla destra di Cassetti. Una magia incredibile, sottolineata anche dall’applauso e dalle espressioni di incredulità dei tifosi blucerchiati.

Roma-Juventus 2012-2013

Una delle poche serate negative di una Juventus che sotto la guida di Antonio Conte aveva appena instaurato una lunga tirannia in serie A fu quella all’Olimpico contro la Roma, nell’anno del secondo scudetto del ciclo. I bianconeri pagano le fatiche di Champions e giocano sotto ritmo, ma la vittoria della Roma è meritata, ed è firmata da un bolide a 113 chilometri orari calciato dal 10 giallorosso. 

Manchester City-Roma 2014-2015

La partita è finita 1-1, ma rimane nella memoria lo splendido gol di Totti, il primo in Inghilterra, alla veneranda età di 38 anni: scavetto d’esterno destro che sorprende Hart e tanti applausi, anche da parte dei tifosi inglesi, che omaggiano così un patrimonio del calcio italiano.

Roma-Lazio 2014-2015

Un Totti decisamente più stagionato firma una doppietta – di cui un pregevolissimo gol in acrobazia – che permette alla Roma di rimontare parzialmente il derby, dopo che la Lazio si era portata sul 2-0. Iconica la sua esultanza, con tanto di selfie in curva sud.

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