Restiamo in Gran Bretagna e torniamo a Londra nord, la parte della megalopoli il cui cuore è diviso a metà tra Arsenal e Tottenham, le cui tifoserie naturalmente si detestano e danno vita a uno degli antagonismi più sentiti del calcio europeo. Il mitologico White Hart Lane, andato in pensione nel 2019, ha sempre visto sventolare sui suoi spalti la Stella di David, perché il Tottenham, sin dalla sua fondazione a fine ‘800, ha intrecciato il proprio destino con quello della comunità ebraica di Londra (ebrei erano, come noto, i suoi fondatori), e questo legame sopravvive tuttora, seppure in forma attenuta.
La storia degli Spurs trasuda gloria e viene probabilmente sottovalutata da chi non nutre una particolare passione per il calcio inglese: i londinesi hanno incamerato pochi titoli nazionali, anche se uno è valso uno storico double nel 1961, ma in Europa hanno spesso alzato la voce, vincendo tre titoli e arrivando a giocarsene molti di più, l’ultimo nel 2019 nel derby con il Liverpool. Se puntiamo i riflettori sui singoli, la faccenda peraltro si fa davvero complessa e interessante: gli Spurs hanno vestito di bianco decine di grandi giocatori e selenzionarne undici inevitabilmente porta a esclusioni dolorose che faranno storcere il naso ai lettori, come sempre accade quando ci si espone proponendo formazioni che risultano per forza di cose un’accozzaglia di epoche e fasi diverse.
Abbiamo in ogni caso fatto del nostro meglio: ecco quindi a voi la formazione ideale del Tottenham, i cui giocatori sono selezionati a partire da fine anni ’50 inizio anni ’60, come di consueto.
Portiere: Pat Jennings
Il fenomeno nord irlandese potrebbe figurare come titolare sia degli Spurs che dell’Arsenal, e infatti abbiamo deciso di inserirlo in entrambe le formazioni. Il suo stile spettacolare e avventuroso non ha pregiudicato la sua straordinaria abilità tra i pali, e proprio con la maglia dei bianchi Pat è stato incoronato due volte giocatore dell’anno in Inghilterra. Fenomeno. In panchina, due nomi di lusso: il primo è quello di Ray Clemence che, dopo la gloriosa carriera sul Mersey, ha traslocato a Londra per vestire la maglia Spurs durante i gloriosi anni ’80. Impeccabile, continuo, completo, Ray è stato un giocatore eterno, quasi come il suo rivale Shilton. Con undici anni da titolare e prestazioni da campione, il francese Hugo Lloris è un altro giocatore che deve stare in rosa.
Laterale destro: Chris Hughton
Nel libro di Roy Reyland Shirts, Shots and Spurs si legge che la formazione da ingegnere è stata cruciale perché ha fornito il laterale destro Hougton di doti non comuni in fase di lettura e anche in termini di concezione geometrica del campo e dello spazio. Titolare degli Spurs per oltre tredici anni e per 250 volte, Hougton è stato un signor laterale e ho ritenuto di consegnargli i galloni da titolare. Altrettanto bravo è stato e rimane Kyle Walker, poderosa forza della natura che stiamo ammirando nelle ultime stagioni alla corte di Guardiola, ma che per sette anni ha fatto sobbalzare i cuori dei tifosi di White Hart Lane. Al terzo posto lo stantuffo Kieran Trippier, validissimo tuttofare e giocatore di sicuro affidamento anche ha vestito in numerose occasioni anche la maglia della nazionale.
Difensore centrale: Dave MacKay
Pur meno possente di altri difensori, MacKay era animato da una furia agonistica in orbita Billy Bremner (e tra i due furono infatti spesso scintille) ed era anche un difensore duttile e completo, possedeva uno spirito da guerriero e per diversi anni è stato uno dei perni della nazionale scozzese. Non è stato forse il centrale più dotato, ma con oltre 42 reti in 10 stagioni e la capacità di disimpegnarsi anche come mediano, ha lasciato un segno profondo nella storia degli Spurs, vincendo da leader della difesa lo storico double del 1961 e la Coppa delle Coppe del 1963. La riserva del campione scozzese è a mio avviso Sol Cambpell, conosciuto in Italia soprattutto per gli anni a Londra sponda Arsenal, ma in realtà già grintoso e carismatico stopper del Tottenham degli anni ’90: Sol dominava l’area di rigore grazie alle superiori doti acrobatiche ed era regolarmente nominato quando si parlava di migliori difensori del calcio inglese del periodo.
Difensore centrale: Mike England
Titolare degli Spurs in oltre trecento partite, il gigante gallese Mike England (uso le parole di uno “storico” dei londinesi) “was a world-class centre-half” e Londra ha guidato la difesa della squadra che, tra anni ’60 e ’70, ha vinto una Coppa UEFA e diversi trofei nazionali. Potrebbe sostituirlo tranquillamente nell’undici titolare anche il difensore belga Jan Vertonghen, nove stagioni da titolare a White Hart Lane, un notevole intuito nelle letture difensive e una grande abilità nel gioco aereo, e lo stesso discorso vale per Graham Roberts, classico e roccioso difensore inglese degli anni ’80, pilastro difensivo della squadra che vince in Inghilterra e in Europa nella prima metà della decade.
Terzino sinstro: Gareth Bale
Maicon doveva chiamare un taxi per seguirlo e allora è giusto ricordare che, per certi versi, il Bale migliore della carriera l’abbiamo visto quando percorreva su e giù tutta la fascia in Inghilterra, giocando sia come terzino che come ala, alla stregua di Roberto Carlos, e vincendo due volte la medaglia di calciatore dell’anno della Premier. Cyril Knowles è stato per certi versi un Bale ante litteram, che però esordisce come ala e quindi trasloca in difesa per diventare un uragano che esalta i tifosi con le sue ripetute scorribande palla al piede e le sue notevoli qualità tecniche, che gli valgono un coro personalizzato (“Nice one, Cyril!“).
Mezzala destra: Danny Blanchflower
Danny, certamente uno dei primi tre giocatori nordirlandesi di ogni epoca, era l’uomo che tesseva le trame di gioco del grande Tottenham ammirato tra anni ’60 e ’70. Regista capace di giocare anche in posizione defilita e infaticabile recupera palloni, Blanchflower è stato un campione raffinato e tosto, abilissimo nel gioco di prima e capitano coraggioso, e vanta una pletora di riconoscimenti sia collettivi che individuali: è stato il cervello della squadra del double nel 1961, ha vinto un’altra FA Cup e poi la Coppa delle Coppe. Sul piano individuale, nel 1958 è stato inserito nella rosa ideale del mondiale (riconoscimento tanto più incredibile considerando che giocava nel Nord Irlanda) e in Inghilterra è stato incoronato due volte miglior giocatore del campionato. Se la sua titolarità è fuori discussione, i candidati alla panchina sono numerosi: non era ancora il fuoriclasse poi ammirato a Madrid, e spesso giocava quasi da dieci classico, ma il Luka Modrić visto a Londra era già un signor tuttocampista, tecnicamente superbo e capace di contribuire anche quando doveva rincorrere gli avversari; il letale “the ghost” Martin Peters era l’attaccante mascherato del Tottenham degli anni ’70, un centrocampista dalle risorse atletiche infinite che vedeva la porta quasi come una punta, come dimostrano i suoi 46 gol segnati nella sola First Division.
Centrocampista centrale: Steve Perryman
Steve Perryman incarna lo spirito degli Spurs, è lo Spur per antonomasia. Eccellente numero otto capace di disimpegnarsi bene in entrambe le fasi di gioco, gran recupera palloni, Steve ha giocato a White Hart Lane per diciassette lunghi anni, attraversando da leader e protagonista le stagioni gloriose (le FA Cup, le due Coppe UEFA) e anche l’inopinata retrocessione di metà anni ’70, che non lo indusse in ogni caso ad abbandonare la sua squadra. Nel 1982, già maturo, è stato insignito del FWA Footballer of the year, lo stesso riconoscimento che ha onorato fuoriclasse come Matthews, Moore, e nei primi anni ’80 Keegan, Daglish e Rush. Infaticabile uomo ovunque del Tottenham degli anni ’80, il barbuto argentino Ricardo Vila deve essere sempre citato quando si parla di storia degli Spurs: nel corso delle sue cinque stagioni londinesi, Ricky si è fatto amare dai tifosi londinesi per la classe e l’abnegazione, nonostante il periodo per gli argentini in Inghilterra non fosse dei più felici, e ha vinto da titolare tre trofei nazionali, il preludio al successo europeo del 1984. Successo che diventerà parte del curriculum di Gary Mabbutt, mediano e in caso di necessità stopper del Tottenham per sedici lunghi anni, a cavallo tra ’80 e ’90, ancora oggi secondo Spur di sempre per numero di presenze.
Mezzala sinistra: Osvaldo Ardiles
Uno degli Spurs dotati di maggior spessore internazionale, il fuoriclasse argentino Ardiles è stato un eroe dei due mondi, grande regista a tutto campo negli anni in patria (che chiuderà con il mondiale vinto a Buenos Aires da uomo chiave) e poi superba mezzala in Inghilterra, nel corso di una decade che gli vale ancora oggi l’adorazione dei tifosi di Londra Nord (nonostante la breve parentesi parigina durante la guerra delle Falklands). Lui e Vila costituivano la cerniera del centrocampo migliore d’Inghilterra negli anni ’80. La sua riserva potrebbe essere il metodico e completissimo centrocampista degli anni ’90 e primi 2000 Darren Anderton, titolare in nazionale per la sua duttilità e simbolo degli Spurs durante un periodo non semplicissimo della loro storia.
Trequartista: Glenn Hoddle
Chiedo ai lettori un po’ di comprensione: non è facile disporre il centrocampo del Tottenham in modo che possano convivervi tutti i campioni che vi hanno giocato, e allora ho immaginato una sorta di rombo il cui vertice alto (ma anche medio e basso, Glenn poteva tutto) è il più sudamericano dei trequartisti/ registi inglesi, Glenn Hoddle. Lungo e non velocissimo, Glenn aveva due piedi che cantavano e vedeva il campo come solo i grandissimi sanno fare; in più, era un artista della croqueta che sarà poi il marchio di fabbrica di Laudrup e Iniesta, e calciava da ogni posizione. Giovane dell’anno nel 1980, inserito in cinque occasioni nella squadra del campionato, Glenn fu anche il genio dell’Inghilterra degli anni ’80, quella punita dal Genio per eccellenza a Città del Messico. Quattro anni di pura energia creativa e di gol sensazionali valgono il posto di rincalzo a Gazza Gascoigne, che a Londra trova la consacrazione e diventa uno dei primi giocatori d’Inghilterra, leader della nazionale che sfiora la finale a Italia ’90 e decisivo per la FA Cup del 1991, giusto un attimo prima che un grave infortunio e i suoi demoni alcolici ne rovinino la seconda parte della carriera. Trequartista molto più ordinato ma fondamentale per il Tottenham dell’ultima decade, deve essere citato anche Christian Eriksen, giocatore di grande qualità e molto intelligente che a Londra vive alcune stagioni da campione di statura internazionale prima di fare la fortuna dell’Inter. Ancora (la batteria dei trequartisti è ricchissima) credo di dover ricordare David Ginola, fantasista francese tutto genio e sregolatezza che gioca a Londra solo per tre anni ma fa innamorare perdutamente di lui i tifosi assiepati sulle tribune del White Hart Lane, grazie alle sue magie che gli valgono anche il duplice riconoscimento di FWA e PFA quale numero uno della Premier League nel 1999.
Attaccante: James Greaves
A mio parere, Greaves è stato il giocatore cardine della storia del Tottenham, un cavallo pazzo letale in progressione ma abile anche nel gioco aereo e nel tiro da fuori, fuoriclasse che con la maglia degli Spurs mette a referto 268 reti in 381 partite, collezionando sei titoli di capocannoniere e vincendo da assoluto trascinatore (e capocannoniere) la Coppa delle Coppe del 1963. Straordinario anche il suo curriculum in nazionale. Altrettanto valido sul piano tecnico, ma meno legato alla maglia dei londinesi, è stato Gary Linker, centravanti britannico atipico perché non altissimo eppure immarcabile nel gioco aereo, bravo nel fraseggio ed eccezionale nelle letture inzaghiane in area di rigore. Con la maglia bianca, Gary ha vissuto una seconda giovinezza a inizio anni ’90, segnando 80 gol in 138 partite e ricevendo nel 1992 il premio di giocatore dell’anno. Merita già oggi una citazione Son Heung-min, atipica punta mobile che nel corso dell’ultimo decennio ha incantato i tifosi di Londra Nord, dimostrandosi un campione e mettendo a segno quasi 150 gol.
Attaccante: Harry Kane
L’uragano Kane è un pezzo di storia degli Spurs, il suo bomber principe e un centravanti moderno, capace di servire i compagni e di arretrare il raggio d’azione sino quasi a metacampo. Grande campione che non può mancare in questa formazione, lo affianchiamo a Martin Chivers, centravanti grande e grosso – e deputato allo sfondamento – del Tottenham di fine ’60 e inizio ’70, autore di 118 reti con la maglia bianca, e a Robbie Keane, attaccante irlandese tuttofare, velocissimo palla al piede e in grado di lavorare per i compagni, che a Londra ha segnato 122 gol in 306 partite, diventando un nome chiave della storia del club.