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Cinque doppi ex che non ricordavi con le maglie di Milan e Napoli

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L’Inter sembra essere inarrestabile in campionato e se le avversarie non vogliono che i nerazzurri ammazzino la Serie A come nella passata stagione serve una risposta forte dalle inseguitrici. Milan e Napoli sono due delle principali candidate al ruolo di avversari più credibili dei campioni d’Italia e questa sera una delle due dovrà prevalere sull’altra, nonostante tanti infortuni da entrambe le parti. Diversi giocatori hanno vestito in passato le maglie del Diavolo e del Ciuccio, ma probabilmente non avevate memoria di questi cinque.

Roberto Ayala


Difensore molto forte fisicamente, dotato di grande senso della posizione e abilità nel guidare la retroguardia, diventando una colonna anche in nazionale. Roberto Ayala iniziò in Argentina con il Ferro Carril Oeste imponendosi come uno dei migliori difensori del campionato, finendo così per essere acquistato dal River Plate e far parte del nuovo blocco della nazionale. Con i Millonarios vi rimase per due stagioni prima di volare in Italia ed essere acquistato dal Napoli dove disputò tre ottime stagioni segnando anche contro la Lazio, ma nell’ultima annata non poté evitare la retrocessione. Passò così in estate al Milan, ma mal si sposava al 3-4-3 di Zaccheroni diventando così solamente una riserva per due campionati, dove però vinse uno Scudetto. Nel 2000 passò al Valencia dove visse le sue annate migliori, prima di chiudere la carriera europea al Saragozza e definitiva nel 2010 con il Racing di Avellaneda.

Samuel Dalla Bona

Centrocampista di buona qualità che avrebbe dovuto spiccare il volo per diventare il faro della mediana italiana, ma che invece non è mai stato in grado di decollare. Samuele Dalla Bona ha iniziato fin da giovane a far parlare di sé quando l’Atalanta lo portò all’interno del proprio settore giovanile e prima ancora di debuttare in prima squadra passò al Chelsea. A Londra visse tre stagioni a dir poco esaltanti, dove fu titolare fino all’arrivo di Frank Lampard e, aiutato dalla schiera di connazionali che vestivano la maglia dei Blues, segnò diverse reti garantendosi il ritorno in Italia alla corte di Ancelotti e del Milan. Il Diavolo però aveva in Pirlo, Gattuso e Seedorf un centrocampo di primissimo livello e anche con Ambrosini, Brocchi e Redondo in panchina era davvero difficile per lui mettersi in mostra, tanto che giocò pochissimo segnando solo un gol al Chievo prima di iniziare una lunga serie di prestiti, trovando della consolazione solo a Lecce, prima di passare per tre anni a Napoli dove subì diversi infortuni che ne segnarono drasticamente il finale di carriera. Giocò pochissimo e nel 2010 fece anche un breve ritorno all’Atalanta dove tutto era cominciato, ma in Serie B non scende mai in campo anche se contro il Livorno in Coppa Italia veste per la prima e unica volta nella sua carriera la prima maglia della Dea.

Paolo Di Canio


Genio e sregolatezza, talento ed eccessi, un giocatore capace di far parlare il talento per lui nonostante la mancanza di continuità. Paolo Di Canio è stato una delle grandi speranze del calcio italiano negli anni ’90 e iniziò a giocare nel decennio precedente con le giovanili della sua squadra del cuore, la Lazio, e dopo un breve prestito alla Ternana divenne titolare dei biancocelesti per tre stagioni. Divenne titolare della Nazionale Under 21 con la quale arrivò secondo nell’Europeo di categoria del 1990 e nello stesso anno venne così acquistato dalla Juventus. L’idea era quella di creare con Roberto Baggio una coppia in grado di regalare colpi tecnici e reti al popolo bianconero sotto le indicazioni di Gigi Maifredi, ma il progetto naufragò velocemente. Il romano segnò il suo primo gol a Lecce nei minuti finali, ma non riuscì mai pienamente a imporsi e con l’arrivo di Trapattoni l’anno seguente la situazione precipitò. Giocò sempre di meno e, nonostante il successo in Coppa Uefa nel 1993, chiese e ottenne il trasferimento a fine anno al Napoli dove si rilanciò con giocate e reti da campione, memorabile quella al San Paolo contro il Milan. Fu proprio il Diavolo a innamorarsi del suo mattatore e dopo una stagione prevalentemente passata in panchina nel 1994-95, diventò una preziosa pedina per lo Scudetto dell’anno successivo, dove realizzò cinque reti dando un prezioso supporto alla squadra. A fine anno però lasciò l’Italia e iniziò un lunghissimo periodo in giro per la Gran Bretagna dove divenne amatissimo, prima di tornare in Patria e chiudere la sua carriera con Lazio e Cisco Roma.

Marek Jankulovski

Terzino sinistro dotato di ottima capacità di spinta, è stato sicuramente uno dei più apprezzati laterali in Italia per un decennio. Marek Jankulovski iniziò con la squadra della sua città, il Baník Ostrava e da lì iniziò a scalare tutte le varie sezioni giovanili della Repubblica Ceca. Vi rimase per ben sei lunghi anni, prima di essere acquistato dal Napoli come regalo per la promozione dei campani in Serie A. Venne apprezzato fin da subito per le sue capacità offensive e nella prima stagione segnò tre reti, il primo dei quali al San Paolo contro il Vicenza, ma non bastò per evitare la retrocessione. Nonostante fosse un titolare della nazionale accettò di giocare in Serie B rivelandosi uno dei migliori, ma il passaggio nella massima serie fallì e così andò all’Udinese. In Friuli ebbe la definitiva consacrazione, riuscendo addirittura a segnare quindici gol in tre stagioni e diventare uno dei protagonisti della qualificazione in Champions League dei bianconeri. Nel 2005 passò al Milan inizialmente come riserva di Paolo Maldini, ma con l’intento di prenderne via via il posto da titolare. Qualche infortunio e qualche prestazione non sempre convincente ne limitarono l’utilizzo, ma fu titolare della squadra che vinse la Champions League nel 2006-07 e da comparsa vinse anche lo Scudetto del 2011, prima di ritirarsi l’anno seguente ancora con il suo Baník Ostrava.

Marco Storari


Portiere dalla grande reattività, apprezzatissimo per la sua esplosività negli interventi si è ritagliato il ruolo di secondo estremamente affidabile. Marco Storari non era assolutamente considerato un predestinato del calcio, infatti la prima a squadra a lanciarlo fu il Ladispoli e solo in seguito venne acquistato dal Perugia, dove però non scese mai in campo. Fu l’Ancona a dargli la grande opportunità e fu uno dei protagonisti della promozione dalla C1 alla B e con il club dorico rimase ancora in cadetteria per due stagioni prima di passare al Napoli nel 2002-03. Gli Azzurri stavano vivendo un periodo molto complicato e il grave infortunio subito dal portiere contro il Siena nella stagione precedente ne limitò il rendimento, scendendo in campo solamente in quattro partite. Voglioso di giocare andò a gennaio al Messina dove divenne protagonista della promozione in A e della salvezza nel massimo campionato. Mentre i siciliani stavano affondando fu il Milan ad acquistarlo per tenerlo nella massima serie, ma divenne solamente il terzo. Andò così al Levante e soprattutto al Cagliari dove con le sue parate salvò i sardi da sicura retrocessione. Nel 2009 tornò al Diavolo pensando di fare il titolare e nonostante le sue ottime prestazioni venne accantonato per far spazio a Dida e così se ne andò alla Juventus, inizialmente per sostituire l’infortunato Buffon e poi per fargli da affidabilissimo secondo per cinque anni. Chiuse la carriera con una promozione del Cagliari e un paio d’anni da terzo al Milan.

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