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Ritratto di Concetto Lo Bello. L’Arbitro

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Concetto lo Bello, il fischietto differente

Per alcuni era un arbitro, per altri è stato il direttore di gara per eccellenza. Per altri ancora, uno zar, un duce, un dittatore illuminato nel migliore dei casi. Concetto Lo Bello è stato per molti anni in Italia e all’estero una delle giacchette nere più conosciute di sempre. Anche a tanti anni dalla scomparsa, nel panorama contemporaneo soltanto Pierluigi Collina può essere paragonabile a lui, per fama internazionale, personalità e per autorevolezza nel giudizio. Come un po’ tutti i grandi personaggi nello sport divideva l’opinione pubblica, soprattutto per i suoi modi reputati talvolta istrionici e autoreferenziali. Ma senza riserve vengono oggi riconosciute all’arbitro di Siracusa una forza caratteriale e una capacità decisionale, nonché una libertà di giudizio, della quale fin troppo spesso si avverte la mancanza. Rispettato e nel contempo avversato, votato dagli elettori siciliani in più di una legislatura, durante la carriera e dopo avere abbandonato il fischietto. Le vicende di un arbitro che ha fatto storia non soltanto nel calcio italiano. A modo suo, come sempre, in 67 anni di vita vissuta appieno.

UN UOMO IN MEZZO AL CAMPO. Usciva dal tunnel assieme ai suoi guardalinee alle due squadre e immediatamente intimoriva tutti, perfino il pubblico. Autoritario forse, carismatico di sicuro. Poco conciliante, di polso, decisionista, affatto seduttivo. “La partita sono io”, sembrava dire in modo implicito, ma la sapeva arbitrare come nessuno, non fosse altro per l’uso della mimica e della gestualità. Gli aggettivi per descrivere Concetto Lo Bello sono sempre stati tanti. Non a tutti andava a genio ma quando c’era una gara importante da dirigere il suo nome era sempre il primo a essere candidato. Nato a Siracusa, classe 1924, inizia ad arbitrare a soli 20 anni. Alla base del suo agire c’è forse un’idea di ordine e di rispetto delle regole che lo porta a somigliare a una sorta di vigile urbano, cartellini alla mano, al centro del terreno di gioco.

A 30 anni dirige in serie A. A 34 è già internazionale ed esordisce nell’amichevole Egitto-Germania Ovest a Il Cairo. A detta di molti, anche il suono del suo fischietto si distingue da quello di tutti gli altri. È un tratto caratteristico dello stile di Lo Bello, non certo l’unico. Un suono secco, perentorio, definitivo di tempi e modi. Uno squillo che ferma il gioco e che lo fa ripartire senza mezzi termini, senza tergiversare. Un fischio che per anni detta le regole a grandi campioni e a comprimari, che regola il comportamento degli allenatori dal temperamento più compassato e quello delle cosiddette “teste calde”. Molti percepiscono la fermezza dell’arbitro siciliano come una mania di protagonismo, altri vedono in quella risolutezza il coraggio che ci vuole nel dirimere controversie sulle quali altri colleghi preferiscono glissare. Non vi è traccia di quella che negli anni successivi verrà denominata “sudditanza psicologica”, definizione coniata per indicare una certa timidezza nei confronti delle società più potenti, non soltanto italiane. In altre parole, se si vuole far carriera, meglio non mettersi contro chi conta davvero. Anche da questo punto di vista, Lo Bello fa eccezione.

Concetto Lo Bello con un giovanissimo Gianni Rivera

DECISIONI CORAGGIOSE. Lo stile arbitrale italiano è per tradizione piuttosto “garantista” nei confronti delle difese. Nel dubbio si tende spesso a dare un calcio di punizione nei confronti di chi si trova nella propria area di rigore e così il gioco riparte. Concetto Lo Bello decide di mettere fine a questa sorta di regola non scritta. Il suo indirizzo è di segno diametralmente opposto. Gli attaccanti, dal suo punto di vista, sono giocatori spesso vessati e sottoposti alle peggiori scorrettezze. È giusto tutelarli e dare loro ciò che è giusto. Fossero anche calci di rigore che gli altri colleghi hanno timore di concedere.

Soltanto così, ritiene l’arbitro, si potrà ottenere un gioco più pulito e un numero minore di colpi proibiti, specie sotto porta. Senza guardare chi gioca in casa e chi fuori, perché senza coerenza non c’è neppure credibilità. La severità decisionale è motivo e causa scatenante di una serie di parodie sulla figura di Lo Bello. Tanto per citarne una, il film “L’Arbitro” con Lando Buzzanca, che esce nei cinema nel 1974, ruota intorno alla sua figura in modo praticamente dichiarato. Durante la carriera Lo Bello sarà anche il direttore di gara di alcune sfide che decideranno il campionato, tra cui lo spareggio-scudetto del 1964 fra Bologna e Inter all’Olimpico di Roma e il big-match del 1970 tra Cagliari e Juventus, un pareggio che di fatto aprirà la strada al primo e unico scudetto della squadra sarda.

RECORD ITALIANO. Con 328 partite dirette nella massima divisione nazionale, Concetto Lo Bello detiene ancora il record di presenze in 20 anni di carriera. In campo internazionale arbitra in 93 occasioni, di cui 34 tra Nazionali A. Dirige alcune partite delle fasi finali delle Olimpiadi 1960 (gli incontri di qualificazione Polonia-Tunisia 6-1 a Roma, Danimarca-Polonia 2-1 a Livorno, e la finale Jugoslavia-Danimarca 3-1), dell’Europeo 1964 (semifinale URSS-Danimarca 3-0 a Barcellona) e del Mondiale 1966 (Inghilterra-Messico 2-0 allo stadio di Wembley e la semifinale Germania Ovest-URSS 2-1 a Liverpool). Dirige inoltre la finale di Coppa Intercontinentale 1966 (Real Madrid-Peñarol 0-2) e le finali di Coppa dei Campioni 1967-1968 (Manchester United-Benfica 4-1) e del 1969-1970 (Feyenoord-Celtic 2-1), di Coppa delle Coppe 1966-1967 (Bayern-Rangers 1-0), di Coppa delle Fiere 1965-1966 (Real Saragozza-Barcellona 2-4) e di Coppa UEFA 1973-1974 (Feyenoord-Tottenham 2-0). Quando arbitra quest’ultima partita ha 50 anni compiuti da pochi giorni. Subito dopo Feyenoord-Tottenham smette di dosso il fischietto e la giacchetta nera.

Omaggio a Lo Bello [www.panathlondistrettoitalia.it]

LA SVOLTA IN POLITICA. Viene eletto deputato per la prima volta, nel collegio Catania-Messina-Siracusa con la Democrazia Cristiana nel 1972, quando è ancora arbitro. Secondo qualcuno quella è una sorta di conflitto di interessi “ante litteram”, per altri una semplice ma non meno grave caduta di stile. Lui si autoassolve definendosi “un uomo libero”. Talmente libero, e talmente liberi gli elettori, da essere confermato anche nelle tre legislature successive. Nella seconda metà degli anni 80 sarà anche, per un breve periodo, sindaco di Siracusa. L’attività politica non lo fa comunque uscire dalla scena sportiva. Dal 1976 fino alla morte è presidente della Federazione Italiana Pallamano. È inoltre uno dei fondatori dell’Ortigia di pallanuoto, nel ’52, formazione di cui sarà in tempi diversi prima allenatore e poi, per oltre 20 anni, presidente. Concetto Lo Bello muore il 9 settembre 1991. Il suo nome è dal 2012 nella Hall of Fame del calcio italiano.

DICONO DI LUI. Il grande Gianni Brera lo aveva definito: «Un po’ Dionisio, tiranno di Siracusa, un po’ Abd el Karim, pirata saraceno». Luigi Gianoli, decano della Gazzetta venuto a mancare nel 1998, invece, scrisse: «Per me somiglia tutto a Timoleone… Timoleone, detto l’intemerato, era cittadino corinzio e venne a liberare Siracusa dai cartaginesi per governarla poi, ma da semplice privato. Un amministratore, insomma. E la rese felice. Fu forte, generoso, geniale». Interpretazioni soggettive su una personalità granitica e nel contempo multiforme. Ma su una cosa i due avrebbero potuto tuttavia concordare: comunque lo si voglia considerare, Concetto Lo Bello non è stato né un arbitro né una persona qualunque. Come tutti quelli che nello sport hanno lasciato un segno che non sia la X.


Un servizio su Concetto Lo Bello

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