Vincere il campionato per due anni consecutivi è un’impresa non da tutti, figuriamoci centrare l’obiettivo per tre anni consecutivi soprattutto se alle calcagna le rivali si sono mosse nel migliore dei modi cercando di colmare la distanza con la Juventus. L’Ambrosiana Inter è stata acquistata dal nuovo Presidente Pozzani che rivoluziona la squadra facendola tornare grande, ma per amalgamare tanti campioni ci vuole tempo. Il Bologna vuole essere ancora protagonista come l’anno precedente e dalle retrovie si erge un Napoli sempre più interessante e pericoloso. Le squadre di valore non mancano di certo, ma alla fine bisogna sempre fare i conti con la Signora.
Il cammino dei campioni
Dopo due successi consecutivi sarebbe insensato togliere a Carlo Carcano la sua macchina perfetta e invincibile, così il tecnico varesotto venne confermato per il terzo anno sulla panchina della Juventus per provare a eguagliare i record di Genoa e Pro Vercelli che vinsero tre titoli consecutivi prima della Prima Guerra Mondiale. I bianconeri non furono però protagonisti sul mercato e il tentativo di svecchiare il reparto offensivo si limitò all’acquisto dal Brasile di Sernagiotto, una piccolissima ala destra che avrebbe dovuto alternarsi con il veterano Munerati. Vecchina non sembrava più assicurare le prestazioni del passato ma, dopo il tentativo andato a vuoto con Maglio la stagione precedente, si decise di dare fiducia ancora al bomber veneto, promuovendo un ragazzino di diciotto anni come sua riserva: Felice Borel.
La stagione però iniziò in maniera decisamente lenta e zoppicante e già all’esordio i campioni d’Italia dovettero patire la prima sconfitta stagionale. L’Alessandria fece il bello e il cattivo tempo contro la Vecchia Signora portandosi addirittura sul 3-0 e a nulla servì la reazione nel finale che portò alla reti Vecchina e Orsi che servirono solo per rendere meno amaro il passivo. La vittoria interna con il Padova fu solo un’illusione perché a Napoli furono gli Azzurri a ottenere il successo relegando la Juve a soli due punti dopo tre giornate. Carcano capiva che dall’attacco non riusciva ad avere risposte confortanti e allora cercò di tamponare il problema indietreggiando notevolmente il baricentro della squadra dando come primo ordine quello di non subire reti. Combi alzò dunque la saracinesca non facendo più passare alle sue spalle nemmeno l’aria e pur mostrando enormi difficoltà a segnare i bianconeri ottennero tre importanti vittorie contro la Roma per 1-0 e contro Pro Vercelli e Pro Patria per 2-0.
Un passo avanti importante, ma qualcosa non funzionava ancora a dovere e Vecchina sembrava avere veramente le polveri bagnate e così ecco l’intuizione. Nelle prime partite il giovanissimo Borel era stato schierato solamente nella sconfitta di Napoli al posto di Cesarini, ma a Bari si decise di inserirlo non più come mezzala bensì da centravanti e i risultati si videro fin da subito. I difensori pugliesi non sapevano come contrastare questo ragazzino che ben presto verrà ribattezzato “Farfallino” per il suo modo di fare elegante, quasi da sembrare un ballerino raffinato e aggraziato.
Il giovane non segnò ma aprì nuovi spazi e la Juventus trionfò per 0-4 con doppietta di Cesarini e gol di Orsi e Ferrari, ma non serviva aspettare molto per la sue prime perle. Si sbloccò a Torino contro la Lazio mettendo in gol due reti che diedero il via allo straripante 4-0 sui biancocelesti, ma per farsi amare serviva una rete nel derby. Al Filadelfia c’era il pubblico delle grandi occasioni, soprattutto di fede granata, per spingere i propri beniamini al successo che avrebbe voluto dire sorpasso in classifica, era uno solo infatti il punto che divide le due squadre alla vigilia, ma i bianconeri avevano un nuovo campioncino. Fu il diciottenne di Nizza a metà secondo tempo a trafiggere Bosia per lo 0-1 decisivo e a Bologna il Napoli veniva travolto per 3-1 dai rossoblu portando così per la prima da inizio anno la Juventus in vetta al campionato.
Il trionfo nella stracittadina valse il settimo successo consecutivo, ma la striscia non era ancora terminata e dopo il devastante 6-1 inflitto alla Triestina ci fu l’attesissimo scontro diretto contro l’Ambrosiana. Il freddo di dicembre non limitò la folla che raggiunse in massa il terreno di Torino e il bel tempo permise a Carcano di schierare il velocissimo e imprendibile Sernagiotto come titolare e fu del brasiliano la rete del vantaggio. Orsi dal dischetto trovò dopo poco il raddoppio e a chiudere definitivamente i conti ci pensò Mario Varglien che stese la Beneamata con un pesantissimo e netto 3-0 che non diede possibilità di replica. Le nove vittorie consecutive avevano fatto volare la Juventus, mentre alle sue spalle era ormai lotta per il secondo posto con nessuna delle pretendenti che poteva seriamente impensierire i torinesi.
Nemmeno il periodo negativo immediatamente successivo alla vittoria contro i nerazzurri, che portò a una sconfitta a Firenze e due pareggi con Milan e soprattutto nello scontro diretto di Bologna con Borel e Varglien in grado di rimontare il doppio svantaggio, permise alle avversarie di recuperare e così quando la Signora ricominciò a martellare si creò un importante solco. Il girone d’andata si chiuse con le due nette vittorie su Genova e Palermo, quest’ultima ottenuta grazie a un’inattesa doppietta dell'”Armadio a due ante” Luisito Monti e con due punti di vantaggio sul Bologna la Juventus si laureò campione d’inverno.
La superiorità dei bianconeri sui rivali era decisamente troppo evidente e solo il Padova riuscì a strappare all’Appiani un ottimo pareggio prima di ridare il via a una serie di ben sei vittorie consecutive che ammazzarono definitivamente il campionato. Il fiore all’occhiello fu senza dubbio il 3-0 rifilato a domicilio al Napoli, frutto delle reti dei nuovi innesti della stagione, con Borel autore dell’ennesima doppietta e Sernagiotto che stava conquistando sempre di più il cuore dei tifosi juventini ricevendo il soprannome di “Freccia d’oro“. Dopo due anni di sole sconfitte una rete di Farfallino permise finalmente di sfatare tabù Testaccio battendo la Roma nella Capitale e il sesto trionfo arrivò con un tennistico 6-0 rifilato al malcapitato Casale, con Giovanni Ferrari meraviglioso protagonista di una tripletta.
Il Bologna intanto era crollato, incapace di reggere l’urto bianconero e aveva lasciato la seconda piazza a un’Ambrosiana che però aveva iniziato a ingranare decisamente troppo tardi e alla venticinquesima giornata il ritardo era di ben cinque punti. Nemmeno la sconfitta romana contro la Lazio servì per riaprire il campionato, perché i nerazzurri incapparono in una sconfitta proprio nella trasferta emiliana e il successivo pari in casa del Padova permise alla Juventus di arrivare allo scontro diretto con ben sei punti di vantaggio, in virtù delle vittorie nel derby e contro la Triestina.
Il divario tra bianconeri e nerazzurri erano immenso e probabilmente nemmeno un successo dell’Ambrosiana avrebbe riaperto il discorso, ma a Torino avevano fretta e voglia di festeggiare. Giovanni Varglien, per tutti Nini, stava sostituendo egregiamente Cesarini e fu lui ad ammutolire l’Arena Civica per la rete del vantaggio piemontese. Meazza provò a suonare la carica ridando speranze, ma il piccolo Sernagiotto riportò in vantaggio la Signora per una partita che non voleva sapere di terminare. Il grande centravanti Levratto realizzò la definitiva rete del pareggio, ma la spartizione dei due punti poco serviva alla Beneamata che diede definitivamente addio alle già poche speranze titolate. I meneghini provarono fino alla fine a non mollare, ma la Juventus era una macchina da guerra inarrestabile e dopo il 5-0 interno sulla Fiorentina si tolse lo sfizio di vincere in casa del Bologna prima di arrivare al decisivo 11 giugno 1933.
A Torino si presentò un Milan che da poco si era tolto dalla zona retrocessione avendo ottenuta la salvezza ponendo poca resistenza ai bianconeri che avevano una gran voglia di festeggiare il terzo Tricolore consecutivo. Nel giorno della gloria non poteva certamente mancare la firma dell’uomo del momento, quel Felice Borel che mise a segno l’ennesima doppietta stagionale, con Sernagiotto che completò l’opera mandando in archivio il 3-0 finale che valse il decisivo allungo titolato.
I cambiamenti interni delle rivali e la scoperta di un campione in attacco avevano reso il terzo il più netto e dominante dei tre, mostrando a tutta la Penisola lo strapotere indiscusso della Signora sulle rivali finendo per chiudere a fine anno addirittura con otto punti di vantaggio sull’Ambrosiana seconda.
La formazione
Squadra che vince non si cambia, o almeno solo in parte. Fu questa la linea dettata dalla dirigenza juventina alla vigilia della stagione 1932-33 con pochi acquisti e una conferma sostanziale di quel blocco vincente che aveva portato ai successi del 1931 e del 1932. Sulla panchina è chiaramente confermatissimo Carlo Carcano, vero e propria mente e artefice di questo strepitoso dominio bianconero. In porta come sempre non può mancare la saracinesca Giampiero Combi, che vive una delle sue stagioni migliori subendo la miseria di ventitre reti in un’epoca dove era il calcio offensivo a farla da padrone. Grandi meriti di questa difesa di ferro vanno chiaramente anche alla coppia d’ora di terzini tornata in auge grazie al ritorno dall’infortunio di Umberto Caligaris che forma con Virginio Rosetta un duo fenomenale.
Prima di arrivare a portieri e difensori c’è però la solita solidissima mediana da superare che non viene minimamente intaccata con Mario Varglien sulla destra, Luigi Bertolini sulla sinistra e soprattutto Luis Monti, capace di alternarsi con assoluta naturalezza al ruolo di rognoso recupera palloni, con quello di splendido tessitore della manovra offensiva. Nel ruolo di mezzala faro della manovra rimaneva sempre l’eterno Giovanni Ferrari, mentre ad affiancarlo sulla destra ci fu molto di che discutere. Il fantasioso Renato Cesarini ebbe diversi problemi personali che lo costrinsero per svariati mesi a tornare in Argentina, perdendosi gran parte del girone di ritorno venendo però brillantemente sostituto da Giovanni Varglien, il più piccolo di famiglia che contribuì sul lato destro a formare un duo di primo livello col fratello.
A subire le più significative modifiche fu l’attacco che vide la conferma solamente di Mumo Orsi come uomo di fantasia del terzetto bianconero, mentre a cambiare furono l’ala destra e il centravanti. Vecchina ormai non aveva più il passo per reggere un intero campionato e venne sostituito da un ragazzino straordinario, quel Felice Borel che a soli diciotto anni prese per mano il reparto offensivo della Vecchia Signora segnando un’infinità di reti diventando così la più bella sorpresa della stagione.
Sulla destra anche Munerati era arrivato a fine corsa, ma lo spezzino venne tenuto molto in considerazione, soprattutto nelle partite con terreno molto pesante, dato che il neoarrivato dal Brasile Pietro Sernagiotto non era sostenuto da un grande fisico e soffriva tremendamente le condizioni meteorologiche più difficili. Nonostante questo ebbe un ruolo fondamentale nel corso della stagione, risultando un’ala destra veloce e immarcabile.
Il capocannoniere
Se nei precendenti due successi della Juventus la parola d’ordine era stata grande varietà di reti da parte di tutto il reparto offensivo, la storia cambiò decisamente nel 1932-33 quando dal settore giovanile si elevò l’immenso talento di Felice Borel. Il ragazzo era nato a Nizza nel 1914 e il suo ruolo avrebbe dovuto essere quello della riserva di Vecchina, tanto che nelle prime sei giornate scese in campo solo a Napoli sostituendo addirittura Cesarini.
La storia cambiò dalla settima giornata, quando Carcano lo mise al centro dell’attacco contro il Bari e pur non segnando fu decisivo per il trionfo bianconero. Le prime reti arrivarono a Torino contro la Lazio quando mise a segno una sensazionale doppietta che diede il via a una stagione pazzesca e indimenticabile. La settimana seguente fu una sua marcatura a piegare nel derby il Toro al Filadelfia e non dovette aspettare molto prima di realizzare la sua prima tripletta nel trionfale 6-1 alla Triestina. Una piccola pausa con Ambrosiana e Fiorentina, prima di risultare decisivo negli importanti pareggi con Bologna e Milan, ma il meglio lo avrebbe regalato nel girone di ritorno.
Contro l’Alessandria chiuse la gara segnando il raddoppio bianconero, mentre con il Napoli mise a segno una doppietta importantissima nello scontro diretto al vertice contro i partenopei. A rompere l’incantesimo del Campo di Testaccio fu proprio una rete a inizio ripresa di Farfallino che stese la Roma per 0-1 dando altri due punti fondamentali per la corsa al titolo e la sua vena realizzativa non conosceva soste. Calò il definitivo poker contro la Pro Vercelli, prima di regalarsi due doppiette contro Pro Patria e Casale, intervallate da una rete al Bari, là dove tutto era iniziato. Non riuscì a ripetersi un girone dopo contro la Lazio, giorno che interruppe momentaneamente la sua striscia di reti consecutive, ma che ripartì immediatamente con un’altra rete vittoria nel derby di ritorno e con il centro del decisivo 0-1 sul campo della Triestina.
Non segnò nello scontro diretto con l’Ambrosiana, ma il pareggio di Milano consegnava virtualmente il titolo alla Signora e nel finale si divertì a segnare come un indemoniato. Contro la Fiorentina segnò una tripletta nel trionfale 5-0, a Bologna sbloccò il risultato nella sfida diretta per la classifica marcatori con Angelo Schiavio e nel giorno della festa Scudetto segnò una doppietta contro il malcapitato Milan.
Era arrivato a quota ventisei e sfiorò i trenta quando realizzò la terza triplete stagionale, contribuendo al netto e pesante 5-0 ai danni del Palermo. Carcano lo lasciò riposare nell’inutile ultima partita contro il Genova, ma con ventinove reti in sole ventotto partite riuscì a laurearsi capocannoniere, il più giovane di sempre nella storia della Serie A.