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Cinque doppi ex che non ricordavi con le maglie di Inter e Roma

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L’Inter è già campione d’Italia, ma ha già dimostrato nella partita di sabato contro la Sampdoria che non è affatto intenzionata a lasciare campo libero agli avversari che incontrerà in questo finale di stagione. La Roma invece aspetta Mourinho per il prossimo campionato e cerca di regalare al nuovo tecnico la partecipazione alla neonata Conference League, obbiettivo diventato sempre più difficile a causa del Sassuolo. A tre giornate dalla fine le grandi partite in Serie A non sono ancora terminate e anche se la sfida non vale più per il titolo come una dozzina di anni fa è comunque il caso di aprire il libro dei ricordi e rispolverare cinque doppi ex che probabilmente non ricordavate con le maglie del Biscione e della Lupa.

Lampros Choutos

Attaccante astro nascente del calcio greco, considera come un sicuro prospetto, ma che purtroppo non è stato in grado di confermarsi. Lampros Choutos lasciò giovanissimo la sua Grecia e il Panathinaikos per volare in Italia nel 1995 e vestire la maglia della Roma, dove divenne un uomo chiave nella squadra Primavera, tanto da debuttare in Serie A a soli sedici anni in una partita contro il Napoli. Nella Capitale rimase per cinque stagioni, ma ritrovò la maglia della prima squadra solo nell’ultima annata grazie a Fabio Capello che lo mise in campo contro Piacenza, Juventus e Vitória Setúbal in Coppa Uefa senza però lasciare il segno e venendo così ceduto a gennaio all’Olympiakos. Il ritorno in Patria fu molto positivo, ma un grave infortunio lo costrinse a un anno di stop e nel 2004 fu a sorpresa l’Inter ad acquistarlo a parametro zero. In nerazzurro sembrò per anni un pesce fuor d’acqua, sempre ai margini della rosa e con anonimi prestiti ad Atalanta, Maiorca e Reggina, prima di debuttare con la Beneamata nel 2007 nel giorno della festa Scudetto contro il Torino. Rimase la sua unica gara interista prima di chiudere nel 2010 con il Pescina.

Matteo Ferrari


È stato una delle grandi speranze del calcio italiano all’inizio del nuovo millennio, ma non fu in grado di dare un seguito alle sue grandi prestazioni a livello giovanile. Matteo Ferrari lasciò la Spal per entrare nella Primavera dell’Inter e dal 1997 iniziarono diversi prestiti fra Genoa, Bari e Lecce, prima di convincere Moratti e la sua dirigenza a dargli un’occasione a Milano. Marco Tardelli lo vedeva di buon occhio e lo schierò in diverse occasioni, ma purtroppo venne ricordato soprattutto per la disastrosa prestazione nella sconfitta nel derby per 6-0. Con la Beneamata visse una stagione disastrosa e a fine anno venne ceduto al Parma, dove riuscì a rilanciarsi alla grande. In Emilia divenne anche Capitano della squadra e si guadagnò la chiamata dell’Italia, tanto da essere convocato anche per Euro 2004 e così venne acquistato in estate dalla Roma. In giallorosso fu ancora travolto dal campionato disastroso della squadra e venne catalogato come non adatto per grandi palcoscenici e fu prestato in Inghilterra all’Everton. A Liverpool non migliorò il suo rendimento, tanto da essere schierato in sole otto occasioni e tornò nella Capitale dove per sua fortuna trovò Luciano Spalletti. Il tecnico toscano lo utilizzò come riserva con buoni risultati, dove segnò anche due reti a Udinese e Sampdoria prima di cambiare squadra definitivamente nel 2008. Un anno al Genoa prima di lasciare l’Italia passando prima al Beşiktaş e poi al Montréal Impact.

Angelo Peruzzi


Portiere dalla straordinaria reattività, capace di parate sensazionali e in grado di diventare uno dei più grandi e affidabili portieri nel panorama calcistico mondiale negli anni ’90. Angelo Peruzzi fece tutta la trafila nelle giovanili della Roma e in giallorosso debuttò giovanissimo a San Siro contro il Milan per sostituire Tancredi colpito da un petardo. Fu la sua unica apparizione, prima di iniziare a dare fastidio al portiere dello Scudetto nella stagione successiva, dove collezionò un buon numero di partite e ottime prestazioni, ma i giallorossi non se la sentono di affidargli la porta a soli diciannove anni e così venne prestato al Verona. Fu tra i migliori portieri della stagione nonostante la retrocessione scaligera e così tornò nella Capitale, pronto a diventare un inamovibile ma dopo sole tre giornate venne squalificato per doping. Un periodo difficilissimo che rischiò di stroncargli definitivamente la sua carriera, ma in suo soccorso giunse la Juventus che lo portò a Torino dove vi rimase per otto stagioni vincendo tutto quello che si poteva vincere. Fu protagonista nella finale della Champions League 1996 dove parò due rigori nella finale contro l’Ajax portando così al successo i bianconeri, ma nel 1999 ecco la clamorosa decisione. Scelse di seguire Marcello Lippi all’Inter e in nerazzurro visse un’annata di luci e ombre, dove alternò grandi parate a errori inaspettati e dopo solo un anno gli venne preferito il giovane Frey. Passò alla Lazio campione d’Italia dove grazie ad altre sette grandi annate si guadagnò il ruolo di vice Buffon nel Mondiale 2006.

Luigi Sartor

Terzino destro dotato di buona capacità di spinta, ma assolutamente non all’altezza di grandi palcoscenici per una fase difensiva molto deficitaria. Luigi Sartor venne lanciato giovanissimo da Giovanni Trapattoni nella Juventus prima di venire prestato alla Reggiana prima ed essere ceduto al Vicenza poi. In Veneto si guadagnò la maglia della Nazionale Under 21 dove divenne campione d’Europa nel 1996 e solo un anno dopo ecco la grande chiamata dell’Inter. I piani per lui erano di primo livello, ovvero accompagnare Beppe Bergomi alla conclusione della carriera per poi prenderne il posto, ma a Milano fu un disastro. Rimase nella storia per l’orrendo derby di Coppa Italia che costò alla Beneamata un’umiliante sconfitta per 5-0 dove collezionò svariati errori grossolani. Segnò una rete in nerazzurro contro la Sampdoria prima di essere ceduto già a fine anno al Parma dove vi rimase per quattro anni mostrando sempre una scarsa continuità di rendimento. Nel 2002 venne acquistato dalla Roma, ma Fabio Capello lo relegò ai margini della rosa vedendo il campo in sole dodici occasioni, causa anche la concorrenza di Cafu, senza lasciare il segno. Dopo un breve prestito all’Ancona completò la sua esperienza romanista nel 2004-05, ma anche con Del Neri giocò molto poco prima del prestito a gennaio al Genoa. Dopo la Lupa voló in Ungheria al Sopron, prima di chiudere con Verona e Ternana nel 2009.

Pierre Womé

Terzino sinistro di spinta dotato di grande dinamismo e di buona tecnica soprattutto in occasione dei calci piazzati ha però pagato qualche disattenzione di troppo in fase difensiva. Pierre Womé lasciò molto presto il suo Camerun per trasferirsi in Italia e vestire la maglia del Vicenza, prima di esplodere in Serie B con la Lucchese dove si dimostrò uno dei migliori laterali del campionato tanto da essere richiesto da Zeman per la sua Roma. Arrivato con grandi speranze nella Capitale, quando aveva ancora solo diciannove anni, fece però molta fatica a imporsi nella squadra giallorossa, dove collezionò infatti solamente otto anonime presenze. Nonostante la giovane età la Lupa volava verso grandi ambizioni e non aveva intenzione di aspettare e così lo cedette al Bologna, dove per tre anni scorrazzò sulla fascia sinistra dei felsinei. Dopo l’esperienza emiliana passò all’estero, prima al Fulham e poi all’Espanyol, prima di tornare nel Belpaese per vestire la maglia del Brescia dove si rivelò tra i più positivi nonostante la retrocessione della Leonessa. Venne così acquistato nel 2005 dall’Inter, alla disperata ricerca di un laterale basso di sinistra da tanti anni, ma la maledizione nerazzurra colpì anche il camerunense che quell’anno sbagliò anche il decisivo rigore che costò la non qualificazione al Mondiale da parte del suo Camerun. Quella di Milano fu la sua ultima e incolore annata italiana prima di passare in Germania per vestire le maglie di Werder Brema e Colonia e poi concludere la carriera in giro per l’Africa.

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