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I 10 migliori calciatori di sempre della ex Jugoslavia

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Nell’immagine di copertina Luka Modric con il pallone d’oro, unico calciatore balcanico a ricevere il premio [www.blogdisport.it]

I brasiliani d’Europa. Così vengono dipinti solitamente i calciatori nati nei Paesi balcanici, in quella che un tempo era la Jugoslavia. Nazione amante del calcio da sempre, spesso competitiva, quasi mai vincente. Zero titoli a livello di nazionale maggiore, qualche piazzamento di prestigio, una sola competizione importante vinta con i club, la Coppa dei Campioni 1990/1991 firmata dalla Stella Rossa di Belgrado. Un Paese ricco di contraddizioni e di fascino, stretto a lungo nella morsa di una feroce dittatura (quella del generale Tito) e piagato poi da una feroce guerra intestina che ha lasciato ferite in parte ancora da rimarginare. I calciatori nati nella ex Jugoslavia sono lo specchio del loro mondo: talento e individualità, raffinatezza e bellezza, incostanza e indolenza, anarchia e incapacità di fare gruppo, di costruire un progetto coeso e omogeneo. Stilare questa classifica è stato estremamente complicato. Le esclusioni eccellenti e dolorose ci sono in ogni graduatoria, ma in questa forse ancora di più, perché le differenze di valore tra i dieci prescelti sono labili, quasi che un primo posto possa valere un sesto o un settimo e viceversa. Dunque, invito il lettore a non focalizzarsi su una posizione in più o una in meno: pretendere di avere una verità in tasca e spaccare il capello in quattro è impossibile. Non nascondo che prima di operare queste scelte mi sono avvalso dei consigli di alcuni membri del gruppo e anche di qualche altro amico esterno che ritengo competente. Bando alle ciance, comunque: ecco la top ten dei migliori calciatori balcanici perché come direbbe un grande jugoslavo come Vujadin Boskov «pallone entra quando Dio vuole».

1 Luka Modric

Luka Modric con la maglia della Croazia

1985
Nazionalità Croazia
Ruolo Centrocampista

Unico pallone d’oro balcanico nella storia, leader tecnico e mentale della nazionale balcanica che più si è spinta in alto nella storia dei Mondiali, con il secondo posto conquistato in Russia nel 2018. In tutta la carriera ha saputo abbinare il talento e la tecnica tipica dei Plavi con un rigore e una dedizione proprie delle più vincenti nazioni europee. Palmares infinito, tra cui spiccano le 4 Coppe dei Campioni vinte nel Real Madrid, è stato subito dopo Cristiano Ronaldo (e a tratti persino alla pari) l’uomo cardine dei successi merengue. Regista e trequartista, è un giocatore estremamente elegante che abbina praticità, classe e visione di gioco. Con Zidane, Xavi, Pirlo e Iniesta uno dei primi cinque centrocampisti del dopo Bosman.

2 Dragan Džajić

Dragan Dzajic [www.popoffquotidiano.it]

1946
Nazionalità Serbia
Ruolo Ala sinistra

È stato forse il primo calciatore jugoslavo a sposare il talento alla concretezza. Perché il calcio è sì straordinaria bellezza, ma anche senso pratico. Džajić era un’ala sinistra che aveva nel dribbling, nei cambi di ritmo e nel tiro a effetto i suoi punti di forza. Fu la stella della nazionale jugoslava che giunse seconda nell’Europeo 1968, superata solo dall’Italia padrona di casa in una doppia finale tiratissima: nella prima partita il gol di Džajić illuse gli slavi, prima del pari di Domenghini. Nella seconda l’Italia si impose 2-0 non senza rischiare. Per Džajić fu il momento della consacrazione con il terzo posto al Pallone d’oro dietro a Best e Charlton. Cinque volte campione nazionale con la Stella Rossa, Džajić è stato nominato dalla sua federazione miglior calciatore serbo di sempre.

3 Bernard Vukas

Bernard Vukas [https://sportska.revija.hr]

1927-1983
Nazionalità Croazia
Ruolo Attaccante

Nel 2000 è stato votato in patria miglior calciatore croato del ‘900. Tre volte campione nazionale nell’Hajduk Spalato, Vukas è stato l’architrave della favolosa Jugoslavia dei primi anni ’50, una delle squadre più belle e spettacolari del periodo ma a cui è sempre mancato quel quid in più per vincere. Seconda dietro alla Svezia nelle Olimpiadi del 1948, ancora seconda alle spalle dell’ingiocabile Ungheria nelle Olimpiadi del 1952, perse da favorita il quarto di finale contro la Germania Ovest nel Mondiale di due anni dopo. Piccolo, rapido e versatile, Vukas possedeva dribbling sontuoso, tecnica da capogiro e sublime visione di gioco. Poteva giocare ovunque nel pentagramma offensivo, anche se è da “falso nueve” che dava il meglio, arretrando dalla posizione di centrattacco per tessere i fili del gioco. Fece parte per due volte della selezione del Resto d’Europa che sfidò gli inglesi nei primi anni ’50 e mostrò appieno il suo valore, come dimostrano le tre reti realizzate nel secondo incontro. Poco fortunata la sua esperienza in Italia, al Bologna.

4 Vladimir Beara

Una presa plastica di Vladimir Beara [https://carotenuto.blogautore.repubblica.it/]

1928-2014
Nazionalità Croazia
Ruolo Portiere

È stato il più grande portiere del mondo nei primi anni ’50, fino all’avvento di sua maestà Jašin, che lo prese per certi versi a modello. Lo chiamavano “il ballerino dalle mani d’acciaio” perché univa eleganza nei movimenti e presa ferrea. Vinse sette campionati jugoslavi tra Hajduk e Stella Rossa e fu il guardiano della nazionale per tutto il decennio. Nella finale olimpica del 1952 parò un rigore al grande Puskás nel primo tempo, ma dovette poi soccombere alla finta del fuoriclasse magiaro nella ripresa.

5 Dragan Stojković

1965
Nazionalità Serbia
Ruolo Centrocampista/attaccante

Potenzialmente, il migliore di tutti. Un talento puro, cristallino, un giocatore di una completezza tecnica spaventosa e una classe con pochi eguali. Un po’ i problemi fisici, un po’ la testa, un po’ la sfortuna lo hanno frenato. Con la Stella Rossa sul finire degli anni ’80 era ritenuto uno dei più grandi calciatori europei. Fece letteralmente impazzire il Milan nella Coppa Campioni 1988-1989, la prima dell’era Sacchi, mandando i rossoneri a un passo dall’eliminazione. Ma a 33 minuti dalla fine del match di ritorno, con gli slavi avanti 1-0 e un uomo in più per l’espulsione di Virdis, calò la nebbia su Belgrado: il match fu sospeso, si rigiocò, finì ai rigori, la Stella Rossa venne eliminata e nacque il dominio europeo dei rossoneri. L’episodio è la sintesi della carriera di Stojković, bello e impossibile, come quando nel 1990 passò al Marsiglia convinto di vincere finalmente la Coppa dei Campioni e invece rimase ancora all’asciutto, battuto in finale ai rigori proprio dalla sua ex squadra. Una meteora al Verona, è diventato poi ambasciatore del calcio slavo in Giappone.

Un’immagine curiosa di Stojkovic e Savicevic [https://twitter.com/storiedelboskov]

6 Dejan Savićević

1966
Nazionalità Montenegro
Ruolo Attaccante

Era il “gemello” di Stojković nella favolosa Stella Rossa di fine anni ’80. Ma dopo aver messo in croce il Milan di Sacchi, eliminato solo per sfortuna, lui seppe aspettare e prendersi la rivincita, diventando – con Pančev e Prosinečki – il grande protagonista della meravigliosa cavalcata che nella stagione 1990/1991 spinse finalmente la squadra di Belgrado sul trono d’Europa. Quell’anno Savićević e Pančev finirono appaiati al 2° posto nel Pallone d’Oro (con Prosinečki poco distante), ingiustamente beffati dal francese Papin. Soprannominato il Genio, Savićević era il classico calciatore slavo: fantasista e dribblomane, era imprendibile e immarcabile nelle giornate di vena, come quando, trasferitosi al Milan, distrusse lo spocchioso Barcellona di Cruijff nella finale di Coppa dei Campioni del 1994. L’altro lato della medaglia era rappresentato dalla sua incostanza, dalla sua volubilità di carattere, dalla sua discontinuità. I tifosi rossoneri comunque non lo hanno mai dimenticato.

7 Davor Šuker

1968
Nazionalità Croazia
Ruolo Centravanti

Potenza, tecnica, istinto del gol: Davor Šuker è stato uno dei massimi centravanti del mondo sul finire degli anni ’90, cinque volte calciatore croato dell’anno, stella del Real Madrid campione di Spagna, d’Europa e del mondo tra il 1997 e il 1998. Proprio il ’98 fu il suo anno magico: le sue sei reti nel Mondiale francese spinsero la Croazia – nata da pochi anni dalle ceneri della ex Jugoslavia – al punto più alto della sua storia, al terzo posto finale. Un’annata mostruosa che gli valse il secondo posto nella classifica del Pallone d’Oro alle spalle di Zinedine Zidane. Con 45 reti in 68 incontri Šuker è ancora oggi il miglior marcatore nella storia della sua nazionale.

Davor Šuker [www.thenationalnews.com]

8 Stjepan Bobek

1923-2010
Nazionalità Croazia
Ruolo Centravanti

Altro membro della formidabile nazionale jugoslava degli anni ’50, ha formato con Vukas una coppia d’attacco di altissimo livello. L’altro era il genio creativo, lui il devastante bomber dalle eccellenti medie realizzative: 403 reti in 468 partite in carriera, di cui 38 in 63 con la Jugoslavia, miglior marcatore di sempre con la nazionale dei Plavi. Leggenda del Partizan Belgrado, Bobek ha saputo costruirsi anche una ricca carriera da allenatore, che lo ha portato in Polonia, in Grecia e persino in Tunisia.

9 Velibor Vasović

1939-2002
Nazionalità Serbia
Ruolo Libero/difensore centrale

La scelta inizia a farsi complicata e per cambiare registro, visto che finora mi sono solo orientato su calciatori offensivi (a parte il leggendario Beara), vado sul più grande difensore jugoslavo, Velibor Vasović, una delle colonne del grande Ajax degli anni ’70, quello del totaalvoetbal che ha rivoluzionato il calcio. Solido e autorevole, libero già moderno per impronta e stile, Vasović ha vinto 5 campionati jugoslavi tra Stella Rossa e Partizan Belgrado, e proprio con il Partizan ha sfiorato la vittoria nella Coppa dei Campioni 1965/1966. Il suo gol in finale non bastò però per battere il Real Madrid, capace di imporsi 2-1 in rimonta. Trasferitosi all’Ajax, Vasović ha conquistato in Olanda tre campionati e la Coppa Campioni del 1970/1971 nelle vesti di capitano dei Lancieri.

Blagoje Marjanovic

10 Blagoje Marjanović

1907-1984
Nazionalità Serbia
Ruolo Centravanti

Più che una posizione di merito, il 10° posto è un “premio iconico”. Tantissimi lo meriterebbero: da Boban a Zebec, da Čajkovski a Šekularac, da Sušić a Milutinović, da Oblak a Jerković, da Mihajlovic a Prosinečki, da Skoblar a Mijatović, fino ai moderni Vidić, Rakitić e Mandžukić, quest’ultimo capace di segnare in finale di Champions e di Mondiale, primato che condivide con mostri sacri come Puskás, Gerd Müller e Zidane. Ma per il 10° posto della mia classifica scelgo Blagoje Marjanović. Perché è stato il primo grande calciatore jugoslavo di spessore internazionale. Lui, con le sue 36 reti in nazionale, record poi ritoccato da Bobek un ventennio dopo. Lui, con la sua personalità, la sua potenza fisica ma anche un’ottima tecnica, stella della Jugoslavia che si spinse fino alle semifinali del primo Mondiale della storia, nel 1930, un traguardo che la squadra del 1962 seppe pareggiare ma non migliorare. Blagoje Marjanović ha aperto la strada, ha mostrato in qualche modo agli slavi che potevano diventare qualcuno anche nel calcio. Ovvero i brasiliani d’Europa: dribbling funambolici e spirito ribelle, classe innata e limiti caratteriali, poche vittorie ma un fascino impagabile.

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