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Manuel Neuer è il miglior portiere di sempre?

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La recente vittoria in Champions League ha riportato alla ribalta il Bayern Monaco, squadra capace di conquistare il secondo Triplete (Champions – campionato – coppa nazionale) della sua storia dopo quello del 2013. I bavaresi hanno centrato l’ambito trofeo dopo una competizione dominata: 11 successi in 11 partite, 43 gol segnati e 8 subiti, il capo-cannoniere della competizione Robert Lewandowski, autore di 15 reti in Champions e 55 stagionali. Un successo maturato da novembre in poi quando alla guida della squadra, al posto del croato Niko Kovac, è stato chiamato il carneade Hans-Dieter Flick, che ha saputo infondere grande tranquillità al gruppo. Il suo Bayern gioca un calcio moderno, dove tutti sanno fare tutti, dai due terzini Kimmich e Davies che sono in realtà delle armi totali, ai centrocampisti e agli attaccanti, giocatori che si muovono di continuo sul pentagramma offensivo non dando punti di riferimento agli avversari.

Ma il vero uomo in più di questo Bayern Monaco delle meraviglie è il portiere, Manuel Neuer. Un giocatore che qualcuno dava in parabola discendente dopo un bruttissimo infortunio al piede patito all’inizio della stagione 2017-2018 che rischiava di pregiudicare la sua carriera.
Ma Neuer, carattere indomito, carisma innato e costanza clamorosa negli allenamenti, ha saputo tornare in forma smagliante, più forte che mai.
La sua prestazione nella finale vinta contro il PSG (1-0, rete del francese Coman) è stata sensazionale e la maggioranza degli addetti ai lavori lo ha eletto migliore in campo.

Con Neuer non ci sono più 10 calciatori più il portiere, ma 11 calciatori.
Il portiere non è più solo l’ultimo baluardo, ma il primo costruttore del gioco,
diventa un libero, un regista difensivo

Ciò che rende Neuer un unicum nel calcio mondiale – di oggi, ma probabilmente anche di ieri – è il suo modo di giocare. Con lui non ci sono 10 calciatori più il portiere. Ci sono 11 calciatori. È vero che in passato si erano già visti portieri capaci di usare i piedi in modo egregio – spesso si fa riferimento a Jan Jongbloed dell’Olanda anni ’70, ma il primo fu forse il bulgaro Apostol Sokolov, portiere della Bulgaria tra gli anni ’40 e ’50 che ispirò l’ungherese Grosics e il russo Jascin. È vero che si sono visti portieri che imperversavano fuori dalla loro area di rigore, si pensi al colombiano René Higuita che spesso partiva in quarta seminando avversari come birilli salvo lasciare la porta sguarnita alla mercé degli attaccanti…

La differenza rispetto a un Higuita è che Neuer non improvvisa discese individuali palla al piede solo per mero gusto dello spettacolo ma con zero senso pratico. Le scelte di Neuer sono sempre funzionali al gioco, alla squadra.
La differenza rispetto allo Jongbloed di turno, come di qualsiasi altro portiere bravo con i piedi ammirato prima di lui, è che Neuer non è solo bravo a gestire la palla. È il vero primo regista della squadra. Nella finale contro il PSG i difensori quasi si scansavano per liberargli la visuale di lancio. Gli affidavano il pallone continuamente in modo che fosse lui a impostare per primo il gioco.

Sovente le squadre nella storia presentano due registi: uno più difensivo, il centrale forte tecnicamente che lancia da dietro o sale fino a centrocampo (a volte pure oltre) per indirizzare il gioco; il regista classico a metà campo metronomo della manovra. Pensiamo alla grande Inghilterra della seconda metà degli anni ’60: Moore era il primo costruttore di gioco, una volta ricevuta palla dal portiere Banks, e poteva lanciare lui in prima battuta per azionare la manovra o cedere il pallone al secondo regista, il faro Bobby Charlton. Nella Germania di quegli anni Beckenbauer era regista e incursore al tempo stesso. La Juventus anni ’80 spesso costruiva con uno schema semplice: palla a Scirea, smistamento per Platini che si abbassava e il francese orchestrava l’azione d’attacco. Il Milan di Sacchi aveva in Baresi il primo grande regista. Di esempi se ne possono fare a decine e non necessariamente interessano i difensori più bravi.

Con Neuer questo compito non diventa più prerogativa dei difensori centrali, ma del portiere. Per rendere però una rivoluzione efficace non basta un caso. Bisogna che tutti la seguano. E così sta capitando. Oggi moltissime squadre scelgono di rischiare volutamente qualcosa in più in difesa coinvolgendo il portiere nella costruzione del gioco da dietro. Lo si è visto ripetutamente in questa ultima edizione “estiva” di Champions League. Ma come gli olandesi anni ’70 e il loro totaal voetbal vennero imitati da molti, ma con risultati il più delle volte modesti perché è sempre la qualità degli interpreti a fare grande un progetto tattico, così nel mondo non esiste un altro Neuer. E nessuno riesce dunque a rendere questo gioco della costruzione da dietro efficace come il Bayern Monaco.

La parata su Neymar in finale di Champions non è casuale, ma è frutto di un allenamento continuo: Neuer sperimenta soluzioni sempre nuove per respingere i tiri

Un’altra straordinaria e innovativa caratteristica del portiere tedesco è che para con qualsiasi parte del corpo. Chi pensa che la parata con la mano sotto il sedere sul tiro di Neymar fosse casuale sbaglia. Chi conosce Neuer e lo ha visto allenarsi racconta che il tedesco sperimenta continuamente soluzioni nuove in allenamento per respingere i tiri avversari.
Con le mani, ma anche e soprattutto senza. Le mani da sole non bastano più. Il portiere diventa un “respingitore” che può usare qualsiasi mezzo per arrivare al suo scopo.
Il giornale francese L’Équipe nei giorni seguenti alla finale di Champions ha intervistato due portieri francesi di hockey e pallamano, che hanno spiegato come Neuer parasse i tiri esattamente come facevano i portieri di queste due discipline.

Neuer sta portando questo ruolo in una nuova era, in una nuova dimensione. È un autentico rivoluzionario come lo era stato negli anni ’20 e ’30 del XX secolo lo spagnolo Ricardo Zamora Martinez.
Zamora ha definito i canoni del portiere per come lo abbiamo conosciuto nel ‘900. Con Zamora il portiere non era più una vittima passiva da immolare sull’altare degli attaccanti, ma iniziava a recitare un ruolo attivo, diventava un protagonista: uscite per respingere i tiri, dominio dell’area di porta, incitamenti ai compagni per infondere loro coraggio, urla agli avversari per intimorirli e far capire loro che la porta era il regno del portiere e nessuno poteva entrare. Zamora iniziò a parare con la mano di richiamo, a esercitarsi nei tuffi e nelle prese basse, a neutralizzare conclusioni prima ritenute imprendibili, studiando anche una particolare parata con l’avambraccio (da qui il nome di “zamorana”).

Gli attaccanti dicevano che quando si presentavano a tu per tu con Zamora, quello era talmente bravo da restringere lo specchio della porta così da indurre loro a calciargli in bocca. Zamora lasciava pochissimi spiragli, pochissimi spazi liberi. Iniziarono a fiorire leggende: si raccontava che Zamora avesse doti magiche, mesmeriche, che ipnotizzasse gli avversari con lo sguardo. Altro non era che una somma di sensazionali doti elastiche, senso della posizione e prodigiosi riflessi. Il grande Peppin Meazza, incubo di tutti i portieri d’Europa negli anni ’30, non riuscì mai a fargli gol. Zamora non ha mai abboccato alla sua classica azione a invito (in cui il Pepp con una finta induceva l’estremo difensore a uscire per poi aggirarlo beffardamente), ma rimaneva sempre impassibile, concentrato, una statua.

Quello che faceva Zamora negli anni ’20 e ’30 è ciò che fa Neuer oggi: una piovra che apre le braccia e distende tutto il corpo davanti all’attaccante e gli impedisce la sua visuale, gli rimpicciolisce lo spazio visivo, e al povero attaccante non resta che calciargli addosso. Come Neymar. Come Mbappé. Come Depay. Come decine di altri prima di loro.
Zamora ha dunque definito i canoni del portiere nel XX secolo. Neuer lo sta facendo nel XXI.

Gli altri superman del ruolo – pensiamo soprattutto al russo Jascin e ai nostri Zoff e Buffon – sono e sono stati favolosi portieri, con una carriera longeva, vincente e doti tecniche fuori dall’ordinario. Ma sono portieri classici. Non portieri “universali” e rivoluzionari come Neuer.

Ricardo Zamora, mitico portiere spagnolo degli anni ’20 e ’30
[he100.ru]

Di Jascin, ad esempio, ancora oggi una leggenda capace di resistere al passare del tempo, unico portiere a fregiarsi del Pallone d’Oro nel 1963 (anche se a quei tempi il riconoscimento era aperto solo ai calciatori europei… Se fosse stato aperto a tutti il premio quell’anno sarebbe senza dubbio stato vinto da Pelé), si racconta avesse una presa pazzesca, unica. Da quello che ho potuto vedere di lui – una decina scarsa di match interi – effettivamente sembrava avere due tenaglie al posto delle mani. Certamente Jascin sfruttò a suo vantaggio la provenienza dall’hockey, sport che praticò fino a 25 anni e che gli consentì di affinare una presa straordinaria (un conto è neutralizzare un pallone da calcio, un altro il velocissimo e piccolissimo disco dell’hockey…).

Zoff ha avuto dalla sua una costanza di rendimento leggendaria, era la personificazione di uno stile sobrio ed essenziale, con un senso della posizione maiuscolo: in qualche modo può ricordare un po’ Neuer, portiere che come Zoff “vola” solo quando necessario. Zoff seppe conservarsi a lungo ad altissimi livelli: a 40 anni vinse da capitano e grande protagonista il Mondiale con l’Italia, 14 anni dopo il Campionato Europeo per nazioni (a oggi è l’unico calciatore italiano ad aver conquistato le due massime competizioni per nazionali). E l’anno seguente, a 41 anni, era ancora un faro della Juventus che sfiorò la vittoria in Coppa dei Campioni, al culmine di una stagione fantastica. Nella sua ultima partita in carriera, la sconfitta per 2-0 dell’Italia a Goteborg contro la Svezia nelle qualificazioni all’Europeo ’84, Zoff giocò ad alti livelli compiendo una serie di grandi interventi.

Buffon rispetto a tutti gli altri big della storia è stato il più precoce: a 17 anni era già straordinario e lo confermò nel debutto in serie A, nel 1995 in un Parma-Milan terminato 0-0. Stile spettacolare, possiede un intuito e un colpo di reni pazzesco. Più talentuoso di Zoff, longevo quanto Zoff, ma meno continuo e meno performante in tarda età: alla stessa età in cui Zoff era ancora un top mondiale del ruolo, Buffon è oramai una riserva della Juventus.

Buffon e Zoff, come Neuer, vantano un Mondiale vinto da assoluti protagonisti. Ma Neuer ha all’attivo anche due Champions League in cui è stato uno degli uomini chiave. Zoff e Buffon, invece, la Champions l’hanno solamente sfiorata. Oltre tutto, anche se è chiaramente impossibile sapere a che livello sarà Neuer a 40 anni, si può dire con certezza che anche lui è già molto longevo. Classe 1986, ha esordito in Bundesliga, nello Schalke 04, nel 2006, a 20 anni, e in nazionale a 23, nel 2009. Si parlava già ai tempi di un portento. Salì definitivamente sul proscenio internazionale, consacrandosi come uno dei migliori portieri del mondo, nel Campionato del mondo 2010 dove fu tra i protagonisti del terzo posto finale della Germania, e nella stagione 2010/2011 quando le sue straordinarie parate unite ai gol dello spagnolo Raul consentirono al piccolo Schalke di giungere fino alla semifinale di Champions League perduta contro il Manchester United.

Lo stile di gioco e alcune grandi parate di Neuer. Perché un video vale sempre più di mille parole…

Da allora per Neuer è stato un crescendo. Dal 2013 al 2016 è stato eletto per quattro volte di fila miglior portiere dell’anno. Nel 2014 fu il leader della Germania campione mondiale e doveva vincere il Pallone d’Oro, assegnato immeritatamente a Cristiano Ronaldo. Fino al 2017 è stato al top e ancora nella Champions 2016/2017 disputò due partite fantastiche nei quarti contro il Real Madrid, salvando più volte la sua porta, ma dovendo soccombere al miglior CR7 della carriera (10 reti nelle ultime 5 partite in quell’edizione di Champions). Nel 2018 e nel 2019 sembrava in declino in seguito a un grave infortunio al piede patito a fine 2017. Ma ha saputo tornare più forte di prima e ora guarda di nuovo tutti dall’alto. L’Europeo 2021 e il Mondiale 2022 lo vedono ancora potenzialmente sulla breccia, pronto a prendersi altri trofei. A stupire ancora il mondo con il suo stile di gioco e il suo modo di parare unici. A consacrarsi nell’olimpo del ruolo più di quanto già non sia. Perché è difficile dirlo con esattezza, ma la candidatura di Manuel Neuer a Pelé dei portieri, a miglior portiere della storia adesso non sembra più un’utopia.

CHI È MANUEL NEUER
Nato a: Gelsenkirchen (Germania)
il: 27 marzo 1986
Altezza: 193 cm
Peso: 92 kg
Carriera: Schalke 04 (2004-2011); Bayern Monaco (2011-); Germania (2009-)

PALMARES
8 campionati tedeschi (2013, 2014, 2015, 2016, 2017, 2018, 2019, 2020)
6 coppe di Germania (2011, 2013, 2014, 2016, 2019, 2020)
5 Supercoppe di Germania (2005, 2012, 2016, 2017, 2018)
2 Champions League (2013, 2020)
1 Supercoppa Europa (2013)
1 Mondiale per club (2013)
1 Campionato mondiale per nazionali (2014)

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