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L’indimenticabile Johan Cruijff

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«Tutto ciò che so, l’ho appreso dall’esperienza. Tutto ciò che ho fatto, l’ho affrontato con uno sguardo rivolto al futuro, con un’attenzione al progresso. Al passato non penso troppo; è il mio modo naturale di essere».  J.Cruijff
Il 24 marzo 2016 si spegneva la stella di Johan Cruijff. Il fuoriclasse olandese è stato sicuramente l’astro più splendente degli anni ’70. Con la sua classe purissima e la sua straordinaria intelligenza calcistica ha riscritto la storia del calcio, o meglio, lo ha elevato ad una nuova dimensione, rendendolo: totale.


L’Arancia meccanica, il calcio totale, la rivoluzione scritta ed imposta dagli olandesi negli anni ’70 ha rappresentato qualcosa di unico ed irripetibile. La prova risiede nel fatto che, nonostante la nazionale orange abbia perso i mondiali del ’74, il ricordo di quella squadra, dello spettacolo messo in campo e dell’enorme talento dei suoi interpreti ha superato il risultato, riducendolo a elemento secondario.
I veri vincitori di quella competizione furono gli olandesi, interpreti di un calcio mai visto prima, moderno, capace di emozionare e lasciare un’impronta indelebile in grado di fare scuola negli anni.

Al di là quindi dei tantissimi successi raccolti a livello di club da Cruijff e compagni, il calcio olandese divenne stella polare e fonte di ispirazione per moltissimi allenatori. Arrigo Sacchi ne rimase incantato, il suo Milan ha sicuramente proposto un calcio ispirato al calcio totale, anche se rivisitato ed interpretato secondo i dettami del mister di Fusignano.
Il tiki taka del Barcellona di Guardiola affonda le sue radici negli insegnamenti di Cruijff, prima stella del Barça negli anni ’70 e poi, negli anni ’90, mister del dream team azulgrana che aveva nel suo undici a disegnare gioco lo stesso Pep.
La letteratura sportiva disponeva fino ad oggi di un libro sul ‘Pelè bianco’ – definizione di Gianni Brera mentre per Sandro Ciotti fu ‘Il Profeta del gol’ -, il celebre ‘Mi piace il calcio ma non quello di oggi’ ed. Sonzogno, ormai introvabile, nel quale era ben sintetizzata la filosofia del tulipano.

L’indimenticabile numero 14 prima di lasciarci per andare ad insegnare calcio anche in paradiso, ha raccontato al famoso giornalista olandese Jaap de Groot il suo pensiero in una autobiografia, uscita postuma, che oltre a ripercorrere la sua straordinaria carriera si presenta come un vero manuale del calcio.
In ‘La mia rivoluzione’ ed. Bompiani, c’è quanto ogni appassionato di calcio desideri sapere sul grande Johan: la sua vita con i suoi successi e le sue sconfitte, il suo carattere forte e spigoloso, le sue debolezza, il retroscena sulla mancata partecipazione al mondiale del ’78 ed altri aneddoti, lo ‘spot’ contro il fumo che lo ha ucciso, il suo amore sconfinato per l’Ajax ed il Barcellona, ed importanti suggerimenti per chi insegna calcio e chi lo pratica.
Il libro trasuda passione, quella che ha alimentato la vita di Cruijff, la linfa vitale che lo ha portato a compiere scelte rischiose, a volte anche incomprensibili, come quella di lasciare i lancieri all’apice del successo dopo aver contribuito in modo determinante a farne una grande squadra di dimensione europea per approdare al Barcellona.

Accompagna alla scoperta delle gesta dell’olandese volante anche un’altra fatica letteraria, ‘Johan Cruijff il genio totale’ firmata dal duo Marcacci- Angelino per Kennes Publishing.

Gli autori raccontano l’uomo e il calciatore, la filosofia di un gioco rivoluzionario che si intrecciava alle rivoluzioni sociali e culturali che contraddistinguevano quegli anni. Una Nuova Era, che ebbe, fra le sue icone massime e più riconoscibili, una compagine di cappelloni dal talento sconfinato ed adamantino che da un rettangolo di gioco veicolavano un linguaggio nuovo, uno stile, un’idea. Di quella rivoluzione Cruijff fu senza dubbio l’emblema. Arricchisce e completa il libro una bella galleria fotografica che offre immagini suggestive ed inedite sul profeta del calcio totale.

Alessandro Sartore

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