Riccardo Scirea racconta ai bambini della Domus Laetitiae di Sagliano Micca chi è stato, come giocatore e come uomo, suo padre Gaetano. Servizio tratto da “il Biellese” del 3 dicembre.
L’uomo prima del campione. La serata di venerdì dedicata a Gaetano Scirea (all’interno dell’iniziativa “Le Frontiere della Solidarietà”), organizzata dall’Associazione Piccolo Fiore nei saloni della Domus Laetitiae di Sagliano Micca, ha fatto scoprire – attraverso le parole del figlio Riccardo – un Gaetano Scirea inedito. Più che del fuoriclasse, capace di vincere tutto in carriera – compreso il Mondiale nel 1982 – a catturare l’attenzione degli oltre 200 presenti (compresi gli 80 bambini della scuola elementare di Sagliano) sono stati i racconti sull’uomo. Un personaggio d’altri tempi, Gaetano Scirea e in questo caso non si tratta di parole retoriche o di circostanza. «Penso che nessuno, compagno o avversario, abbia mai potuto parlare male di lui» ha sottolineato, in un video mostrato da Riccardo, Giampiero Boniperti, che di Gaetano Scirea è stato il presidente negli anni della Juve. «Non ha mai usato parole dure per rimproverare un compagno, mai una frase cattiva. Anzi: ha sempre rincuorato chi sbagliava, cercando di far capire dov’era l’errore. Scirea resta il mio campione preferito della Juventus». Le testimonianze sulla lealtà, la correttezza, la signorilità di Gaetano Scirea (mai espulso in carriera) sono arrivate, nel video, anche da altri ex compagni e avversari, da Sergio Brio a Renato Zaccarelli, fino a Franco Baresi.
«Papà era il classico campione “in punta di piedi”» ha ricordato quindi il figlio Riccardo. «Era un leader silenzioso, non ha mai avuto bisogno di alzare la voce, anche perché il leader viene scelto dagli altri, non lo si diventa per partito preso. Era un leader per l’esempio che dava».
Esempio in campo ed esempio fuori. «Uno dei grandi crucci di mio padre era stato quello di non aver potuto terminare gli studi superiori. Così, nel 1988, nel suo ultimo anno da professionista, decise di iscriversi alle scuole serali e prendere il diploma. Era una promessa che aveva fatto ai suoi genitori. Ricordo le sere passate a studiare Foscolo, la storia, la matematica: quanta fatica faceva. Ma quanta soddisfazione quando poi è riuscito a centrare il traguardo e i compagni di squadra gli hanno organizzato una festa. Quell’esempio è servito anche a me. A non mollare mai gli studi, a perseverare nonostante le difficoltà. I genitori non devono dare molti consigli ai figli, ma cercare di offrire esempi di vita concreti».
Già i genitori. Spesso sono loro a condizionare troppo i figli nella pratica sportiva, pretendendo che diventino bravi, magari pure dei campioni. Ma Riccardo, prendendo come punto di riferimento proprio la figura del padre, ha ammonito: «Bisogna lasciare che i bambini si divertano, qualunque disciplina pratichino. Vincere o perdere non fa differenza. Occorre lasciarli liberi di crescere, di sbagliare e di imparare».
I bambini, affascinati dalla figura di Gaetano e dalla presenza di Riccardo, hanno poi tempestato l’interlocutore di domande, prima di concludere con il “canto di Natale” da loro stessi ideato. Federica Collinetti, presidente della Domus, e Patrick Forgnone, assessore al Comune, hanno quindi ringraziato i presenti, in attesa del prossimo incontro, magari sempre con un campione dello sport, capace di trasmettere valori educativi e non soltanto tecnici.
Gaetano Scirea (www.wikipedia.it) |
Chi era Gaetano Scirea
DIFENSORE, REGISTA E LEADER. IN CARRIERA HA VINTO TUTTO
Classe ‘53, Gaetano Scirea è ricordato come uno dei più forti difensori di ogni epoca. Cresciuto nell’Atalanta, fu acquistato dalla Juventus nel 1974. In 14 anni in bianconero ha vinto 7 scudetti, due Coppe Italia, una Coppa Campioni, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa Europa, una Coppa delle Coppe e una Coppa Uefa. Con la Nazionale ha vinto il Mondiale di Spagna ‘82. Giocatore corretto e leale (mai espulso in tutta la carriera), libero classico, non si limitava a essere l’ultimo baluardo difensivo prima del portiere, ma agiva anche come primo regista nella costruzione del gioco. Era anche abilissmo a seguire l’azione per poi inserirsi con una certa prolificità in zona gol, come dimostrano le 24 reti realizzate in serie A. Chiusa la carriera da calciatore, divenne allenatore in seconda della Juve guidata dall’amico Dino Zoff. Il 3 settembre 1989, mentre era in Polonia per visionare il Gornik Zabrze (avversario dei bianconeri in Coppa Uefa) trovò la morte in un incidente stradale. In un mondo come il calcio italiano attuale, così dilaniato da lotte intestine, disorganizzazione, problemi legati al razzismo e alla mancanza di cultura sportiva, una figura con il carisma e i valori di Gaetano Scirea manca più che mai.