Immagine di copertina: l’esultanza del Chelsea campione
Il calcio si diverte a prendere in giro le nostre convinzioni e a smontare le nostre certezze, e anche in questo mondiale per club non sono mancate le eccezioni. Dalla finale di Champions del 31 maggio fino alla semifinale tra Paris Saint Germain e Real Madrid, ci siamo sbrodolati di untuosi elogi verso la squadra allenata da Luis Enrique. Elogi meritatissimi, beninteso, e non potrebbe essere altrimenti: 5-0 all’Inter, 4-0 al Bayern Monaco e per finire un altro sonoro 4-0 al Real Madrid, sicuramente colpevole grave in due dei quattro gol ma mai davvero in partita a causa dell’eccellente prestazione dei parigini, apparsi perfetti, oserei dire una parola abusatissima negli ultimi tempi: ingiocabili.
D’altra parte, un Chelsea arrivato comodo in finale dopo aver battuto 2-0 il Fluminense con una doppietta dell’ex Joao Pedro – a proposito, andate a rigustarvi il suo destro all’incrocio dei pali, una delizia – sembrava l’ennesima vittima sacrificale, dopo l’Inter, nel tributo di sangue che bagna l’ennesima conquista di una coppa. E invece gli dei del calcio, dispettose divinità ancestrali che si divertono a confondere le certezze degli uomini, hanno deciso diversamente: 3-0 secco, meritato, perentorio. Uno straordinario Cole Palmer, sempre a suo agio quando si tratta di incidere nelle finali, ha piazzato con un colpo da biliardo il pallone nell’angolino basso per due volte nell’arco di otto minuti, per poi servire un pallone zuccheroso a Joao Pedro che ha calato il tris con il colpo sotto.
La conferma

La conferma più importante di questo torneo è l’evidenza che il calcio del Nuovo Mondo non è affatto un movimento da ignorare o da snobbare, non solo per la quantità infinita di giocatori che esporta nel Vecchio Continente (evidentemente tanto scarsi non sono…), ma soprattutto per il fatto che se la sono spesso giocata alla pari (o quasi) con le nostre europee. Il derby fratricida Palmeiras-Botafogo degli ottavi è arrivato troppo presto, in compenso il Fluminense ha battuto i vice-campioni d’Europa ed è uscita con onore in semifinale. Forse in Sudamerica non c’è un Real Madrid, un Barcellona. Tuttavia ci sono tante squadre di fascia media e medio-alta che nelle condizioni giuste possono dire la loro. Ricordiamo anche che se è vero che le nostre europee avevano nel peggiore dei casi sessanta partite nelle gambe, alcune brasiliane ne avevano addirittura una decina in più. Altra conferma, nonostante il tonfo finale, è il Paris Saint Germain, che attualmente rimane la squadra più forte del mondo, grazie ad uno splendido lavoro dell’allenatore spagnolo, che ha rivitalizzato giocatori che sembravano inadatti a certi status: uno tra tutti Ousmane Dembelé.
La sorpresa
Indubbiamente i Blues di Enzo Maresca sono stati la sorpresa del torneo. D’accordo, il tabellone non era proibitivo, ma la straordinaria prestazione di voglia, solidità e precisione chirurgica nella finale di New York ha convinto davvero tutti. Ai nastri di partenza i londinesi erano davvero poco considerati, vuoi per un quinto posto in campionato che non fa più notizia, vuoi per una Conference che per una squadra del blasone dei Blues non è propriamente il trofeo più pazzo da festeggiare, fatto sta che Maresca ed i suoi ragazzi non possono più essere ignorati.
La delusione
Dire il Real Madrid sarebbe scontato, anche se il passivo della semifinale è pesante e sul banco degli imputati ci finiscono stelle come Rudiger e Vinicius, e allora non posso ignorare la clamorosa debacle del Manchester City di Pep Guardiola contro l’Al Hilal di Simone Inzaghi. Il Demone di Piacenza è riuscito ad imporsi con un rocambolesco 3-4 ponendo fine alla peggiore stagione in carriera di Pep.

Le italiane
A proposito di delusioni, dobbiamo purtroppo citare l’Inter, che dopo la reazione d’orgoglio contro il River Plate, delude su tutta la linea (voto 5) ed incappa in una meritata eliminazione contro il Fluminense.
Voto 6 per la Juventus, che dopo il secondo posto nel girone (ma che scoppola con il City…) salva l’onore delle armi perdendo di misura contro il Real Madrid.
Il protagonista
Spesso decisivo nelle finali, lo è stato anche in quella del Mondiale per Club: Cole Palmer del Chelsea ha confermato di attraversare un momento di forma sensazionale, disputando una competizione superba e marchiando la finale contro il Psg con due gol e un assist. Non da oggi uno dei primi calciatori al mondo. Il titolo di MVP del Mondiale per Club è sicuramente suo.
La top 11



