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Champions League, ritorno ottavi: Liverpool-PSG 1-5 dcr

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Immagine di copertina: Donnarumma esulta, il PSG è con merito ai quarti

Era una delle partite più attese e incerte degli ottavi. E i 210 minuti complessivi, con annessi rigori, di Liverpool-PSG non hanno tradito gli appassionati. Dopo un’andata dominata dai parigini, in cui gli inglesi sono clamorosamente usciti vincitori grazie alle parate sensazionali di Alisson e alla zampata finale di Elliot, il ritorno ad Anfield ha offerto uno spettacolo quasi altrettanto ricco di spunti.

Il PSG ha meritato la qualificazione senza dubbio alcuno, dato che sugli appunto 210 minuti totali del doppio confronto, ha giocato meglio e prodotto più occasioni dei Reds, capaci di mettere realmente in difficoltà gli avversari solo nel quarto d’ora iniziale e in buona parte del secondo tempo della sfida di ritorno.

Al netto delle analisi forse troppo di pancia della vigilia, la doppia contesa appariva in effetti come estremamente equilibrata. È vero che il Liverpool in Premier League, che è il campionato più competitivo al mondo, sta letteralmente volando e che ha chiuso con merito al primo posto la prima fase di Champions, ma la squadra di Slot da qualche tempo è un po’ in flessione sul piano fisico. Il PSG, invece, assorbiti certi meccanismi di gioco più corali voluti da Luis Enrique dopo la dipartita delle stelle (prima Messi, poi Neymar e infine Mbappé) non è mai sembrato così compatto e non ha mai giocato così d’insieme come in questa stagione. Senza scordare che la condizione atletica dei parigini, a differenza di quella dei Reds, è in crescita.

A tutto questo si aggiunga il fatto che, sul piano squisitamente tecnico, il PSG ha una cilindrata in più rispetto al Liverpool. I Reds sono storicamente – e la squadra di oggi non è un’eccezione – un club dal fortissimo senso del collettivo e capace dunque di costruire squadre che vadano al di là del valore dei singoli: al fianco di tre fuoriclasse riconosciuti (Alisson, van Dijk e Salah) a me pare che la squadra abbia non pochi elementi nell’undici di base con dei limiti chiari (Konaté, Gravenbech, Jota): fino a quando la condizione collettiva è buona, certe mancanze vengono mascherate. Ma quando la brillantezza inizia a venire meno, come in questa fase della stagione, emergono le difficoltà individuali. Il principio con cui il Liverpool è costruito non è dissimile da progetti come Bayer Leverkusen e Atalanta, anche se le basi filosofiche non sono proprio identiche e i Reds hanno comunque qualche individualità superiore rispetto alle Aspirine e alla Dea.

I cambi sono stati un’ulteriore conferma della differenza tecnica tra PSG e Liverpool e uno dei motivi della progressiva crescita dei parigini (che nei supplementari avrebbero potuto segnare almeno un paio di reti) e del calo repentino degli inglesi, traditi per altro da Momo Salah. La precoce eliminazione di ieri sera ricorda molto da vicino per altro quella del 2019-2020, quando il Liverpool fece il vuoto in patria, ma si arenò negli ottavi sullo scoglio dell’Atletico Madrid.

Che il PSG stia lavorando bene è testimoniato anche dalla scelta di puntare su molti giovani, in diversi casi per altro francesi, fatto che aiuta a creare una solida identità di squadra alle fondamenta. Giovani che sembrano assorbire in pieno i principi di calcio di Luis Enrique ed esprimono un calcio veloce e di qualità, sia nella fase di palleggio sia in quella di ripartenza, senza punte fisse. Un calcio capace di responsabilizzare non pochi interpreti, da un Dembelé mai così incisivo e convincente in carriera a un Vitinha perno assoluto del gioco. Con queste premesse il PSG può assolutamente sognare di mettere finalmente le mani su quella Coppa dalle grandi orecchie per troppo tempo vanamente inseguita.

Dembelé festeggia dopo il gol

Il tabellino

LIVERPOOL-PSG 1-5 dcr
Marcatore: pt 12′ Dembelé.
Liverpool (4-2-3-1): Alisson; Alexander-Arnold (st 28′ Quansah), Konaté (sts 6′ Endo), Van Dijk, Robertson; Gravenberch, Mac Allister (pts 1′ Jones); Salah, Szoboszlai (sts 1′ Elliott), Diaz (sts 1′ Gakpo); Diogo Jota (st 28′ Nunez). All.: Slot.
PSG (4-3-3): Donnarumma; Hakimi, Marquinhos (pts 1′ Beraldo), Pacho, Nuno Mendes; Joao Neves, Vitinha, Fabian Ruiz (pts 1′ Zaire-Emery); Kvaratskhelia (pts 11′ Lee), Dembelé, Barcola (st 22′ Douè). All.: Luis Enrique.
Sequenza rigori: Vitinha gol, Salah gol, Goncalo Ramos gol, Nunez parato, Dembélé gol, Jones parato, Doué gol.

Le pagelle

LIVERPOOL

IL MIGLIORE LUIS DIAZ 6,5
Il più pimpante dei Reds, soprattutto nel corso del secondo tempo, quando il Liverpool mette realmente alle corde il PSG, nell’unica fase dell’incontro favorevole agli inglesi.

Alisson 6,5
Non raggiunge i picchi di rendimento clamorosi dell’andata, ma respinge al mittente i tentativi del PSG quando serve, confermandosi un portiere di livello internazionale.

Van Dijk 6,5
Senza di lui al cuore della difesa, i Reds sarebbero probabilmente crollati molto prima tra andata e ritorno. Senso dell’anticipo, padronanza dei mezzi fisici e atletici, leadership. Condottiero anche nelle difficoltà.

Mac Allister-Szoboszlai 5,5
Due ottimi elementi, ma emblemi del fatto che un contesto come quello del Liverpool elevi il valore individuale. Sovrastati dai centrocampisti parigini nei momenti chiave sul piano della qualità di palleggio e delle scelte.

Salah 5
La grande delusione della serata, rispetto al potenziale tecnico. Due chances in avvio, poi si eclissa. Nuno Mendes gli mette la museruola. Qualcuno lo indicava come potenziale favorito ad oggi nella corsa al Pallone d’oro. Dopo le due brutte partite contro il PSG la sua candidatura decade in modo probabilmente irreversibile.

Nunez 4,5
Giocatore con dei limiti evidenti sul piano tecnico, una delle più cocenti delusioni nella storia recente dei Reds rispetto alle attese con cui era arrivato ad Anfield. Fatica ad entrare in partita e sbaglia il rigore. Probabilmente a fine stagione cambierà aria per provare a rilanciare la propria carriera.

Konaté 4,5
Come all’andata, anche al ritorno dimostra di avere palesi difficoltà a certi livelli. Combina la frittata sul gol del PSG consegnando la palla a Dembelé e in generale non è mai sicuro.

PSG

IL MIGLIORE DONNARUMMA 8
Lo stile non è proprio ortodosso e sappiamo bene che le uscite non sono il pezzo forte del suo repertorio. Ma è sempre tremendamente efficace e dagli undici metri si dimostra ancora una volta determinante: sette volte le squadre in cui lui ha giocato sono finite ai rigori, sei volte hanno vinto. Con il Dibu Martinez (forse un pelo sotto) il miglior pararigori del pianeta: ai quarti è molto probabile ci sarà proprio PSG-Aston Villa e se dovesse finire ai rigori ne vedremmo sicuramente delle belle… Assurdo che comunque in Italia venga sovente criticato: si tratta di uno dei pochissimi giocatori veri del nostro calcio attuale, un elemento di sicuro peso internazionale come continua a confermare tutte le volte che la posta in palio si alza.

Vitinha 7,5
Metronomo del gioco, tutte le azioni del PSG passano da lui. Non butta via un pallone e non ne perde mezzo. Bravissimo anche nel gioco senza palla e negli inserimenti. Tecnica, visione di gioco e intelligenza tattica: centromediano tra i migliori al mondo.

Nuno Mendes 7,5
Cancella dal campo lo spauracchio Salah. Esce spesso palla al piede da situazioni intricate con la sicurezza di un veterano. Eleganza e classe si abbinano ai sempre puntuali interventi da difensore.

Kvaratskhelia 7
Giocatore di alto profilo, non ha risentito minimamente del salto da Napoli a Parigi. Temibile quando punta l’uomo e lo salta come quando converge per il tiro. Ha tecnica eccellente e visione periferica del campo. Nel finale si ricicla con successo anche da terzino.

Doué 7
Entra nella ripresa per lo spento Barcola (voto 5) e decolla. Un 2005 di grande presente e futuro. Sfiora il gol più volte con tiri liftati che terminano a lato di un soffio. Galleggia nella difesa inglese non dando punti di riferimento. Tecnica da capogiro, intraprendenza, dinamismo.

Dembelé 6,5
Si divora un paio di gol, a volte non fa proprio la scelta giusta, ma la sua rete pesa come un macigno. Infallibile dal dischetto.

Pacho 6,5
Promosso a pieni voti dopo qualche difficoltà mostrata all’andata. Quando esce Marquinhos (sempre un califfo al top della condizione) è lui a prendere in mano la guida del reparto. Non ne risente ed esce fortificato.

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