Immagine di copertina: esultanza dei giocatori del Real Madrid [https://pbs.twimg.com/medi]
Nella conferenza stampa prepartita, Carlo Ancelotti non ha usato giri di parole per descrivere l’imminente scontro tra il Manchester City ed il suo Real Madrid: secondo il tecnico dei Blancos, quella tra le due sopracitate squadre è la più grande rivalità dell’Europa calcistica dell’ultimo lustro, ed affrontare i Citizens in Champions League per il quarto anno consecutivo equivale ormai a giocare un vero e proprio Clásico. Gli attori protagonisti del match, effettivamente, si conoscono ormai a memoria, e nonostante le due superpotenze fossero abituate a darsi appuntamento dai quarti di finale in poi, lo spettacolo non è mancato neanche sul palcoscenico minore dei playoff.
Rispetto alle ultime guardinghe trasferte a Manchester, il Real parte con un atteggiamento decisamente più aggressivo; per la prima volta dall’avvento di Guardiola sulla panchina del City, sono gli spagnoli a partire con i netti favori del pronostico in uno scontro diretto, e sulla spinta di un Vinicius in grande spolvero il vantaggio sembra solo questione di tempo. Tuttavia, se Mbappé e Mendy peccano di freddezza, lo stesso non si può certo dire di Haaland, che al 19′ finalizza un’ottima transizione del City, rifinita da uno dei tanti preziosi sganciamenti di Gvardiol.
La partita entra dunque nel vivo, ed è indubbiamente il segmento più affannoso per i campioni di Spagna, costretti a lunghe fasi di difesa posizionale di fronte allo schiacciante dominio territoriale del Manchester City, il cui prodotto più velenoso è una traversa colpita da Akanji su calcio d’angolo. Gli ultimi minuti del primo tempo suonano però come un avvertimento da parte del Real, che spaventa Ederson con un bel diagonale di Valverde e un destro non altrettanto bello di Mbappé, che spara alto da buona posizione.
La ripresa ci regala infatti una versione differente delle Merengues, che non si limitano a scatenare i propri levrieri in campo aperto come già fatto varie volte in passato contro il City, contendendo a quest’ultimo il pallino del gioco. L’atteggiamento propositivo paga i dividendi al 60′: Ceballos è bravissimo a ridare vita a una punizione di Valverde spentasi sulla barriera, scodellandola per il taglio in profondità di Mbappé, che pareggia i conti con una goffa riedizione della sforbiciata con cui trafisse l’Argentina nella finale dei Mondiali 2022 (in quest’occasione infatti, impatta il pallone con lo stinco, spiazzando uno sbigottito Ederson).
Il ritmo e la verticalità del Madrid sembrano poter travolgere il Man City da un momento all’altro, ma a riportarsi in vantaggio a 10′ dalla fine sono proprio i padroni di casa: Foden nello stretto é imprendibile, e Haaland dagli 11 metri non sbaglia praticamente mai. Tuttavia, le proverbiali 7 vite del Real, e l’attitudine autodistruttiva della squadra di Guardiola in questa disgraziata stagione, sono una miscela esplosiva destinata a deflagrare negli ultimi 6 minuti: una doppia frittata di Ederson (rinvio sbagliato e respinta non impeccabile sul proprio connazionale Vinicius) offre a Brahim Díaz il gol dell’ex su un vassoio d’argento.
L’ultima sgasata dei Blancos, al 92′, è quella decisiva: il solito Vinicius si fionda su una seconda palla rimbalzante sulla trequarti, sverniciando l’inerme Rico Lewis, e scavalcando Ederson con un pallonetto un po’ storto, appoggiato in porta da un Bellingham finalmente protagonista in un big match europeo. Il Real Madrid sbanca dunque per la prima volta l’Etihad Stadium nel modo che più gli si addice, in rimonta. Al Bernabeu, nella sfida di mercoledì prossimo, Ancelotti potrebbe dunque mettere una pietra tombale sulla stagione da horror del City, alle prese con la dodicesima sconfitta stagionale.
Il tabellino
MANCHESTER CITY-REAL MADRID 2-3
Marcatori: 1t 19′ Haaland, 2t 15′ Mbappé, 35′ Haaland (rig.), 41′ Díaz, 45’+2 Bellingham.
Manchester City (4-1-4-1): Ederson; Akanji (st 1′ Lewis), Dias, Aké (st 16′ Kovacic), Gvardiol; Stones; Savinho (st 39′ Marmoush), De Bruyne (st 39′ Gundogan), Bernardo Silva, Grealish (1t 30′ Foden); Haaland. A disposizione: Ortega, Khusanov, McAtee, Nunes, Nico Gonzalez, O’Reilly, Doku. Allenatore: Guardiola.
Real Madrid (4-2-3-1): Courtois; Valverde, Tchouameni, Asencio, Mendy; Camavinga, Ceballos (st 36′ Modric); Rodrygo (st 39′ Díaz), Bellingham, Vinicius Jr.; Mbappé (st 45’+2 Fran García). A disposizione: Mestre, Lunin, Aguado, Vallejo, Ramon, Guler, Andrés, García, Endrick. Allenatore: Ancelotti.
Le pagelle
MANCHESTER CITY
IL MIGLIORE: HAALAND 7
Infrange uno dei pochi tabù che gli erano rimasti, dopo che per due anni di fila non era riuscito a incidere contro le cure di Rudiger. Il perno della difesa madrilena tuttavia è assente per infortunio, e Haaland non può che approfittarne, timbrando due volte il cartellino, e colpendo una traversa su tiro deviato da Camavinga. Per il rabberciato pacchetto arretrato del Real diventa davvero difficile fermarlo, specie quando il City lo cerca in maniera diretta dalle retrovie, usandolo come boa. Non meritava di uscire sconfitto dal terreno di gioco.
GVARDIOL 6,5
Nel sistema di costruzione dal basso del City, il croato si alza davanti alla difesa per impostare insieme a Stones e Akanji, e il suo educatissimo mancino è sempre una risorsa preziosa anche negli spazi più congestionati. Le sue scorribande offensive inoltre risultano spesso illeggibili per un centrocampo madridista non sempre molto arcigno, come testimonia l’inserimento a fari spenti nel cuore dell’area di rigore in occasione del primo gol di Haaland. Dietro rimane l’unico a non abbassare la guardia dal primo all’ultimo minuto, sbrogliando più di una situazione complicata, su tutte l’elegante scivolata per stoppare Mbappé in campo aperto.
FODEN 6,5
Subentrato alla mezz’ora al posto di un Grealish estremamente propositivo (6,5), Guardiola lo schiera a destra, traslocando Savinho (6) sulla fascia mancina. Vedendo com’è entrato, sembra abbastanza strano che un Foden così in forma sia stato escluso dai titolari; sempre ottimo nell’associarsi con De Bruyne e soci sulla trequarti, consolidando il possesso anche in zone calde, nobilita una prova già di per sè incoraggiante con un lampo di classe purissima, sgusciando via tra Mendy e Ceballos, e procurandosi un rigore prontamente trasformato da Haaland.
DE BRUYNE 6
Proprio lui, che nelle tante sfide col Real Madrid era quasi sempre stato protagonista, rimane un po’ sullo sfondo della contesa. Non gioca neanche male, a differenza di altre partite ben più malinconiche di questa stagione (ad esempio la sconfitta contro il PSG), ma non regala guizzi degni del suo talento e del suo status. Il grigiore di De Bruyne sembra riflettersi esattamente nelle condizioni generali di una squadra che, per sperare di ribaltare la situazione al Bernabeu, avrà assolutamente bisogno della miglior versione del belga.
EDERSON 5,5
In match di questo calibro, fatti di equilibri sottilissimi e impercettibili, i singoli episodi fanno tutta la differenza del mondo, spazzando via in un attimo tutto ciò che si era combinato fino a quel momento. Ecco, è esattamente il caso della prestazione di Ederson, che dopo aver impedito al Real di prendere il largo (soprattutto nel secondo tempo con un salvataggio provvidenziale su Bellingham), rovina tutto nel giro di pochi secondi: il suo sciagurato rinvio innesca la più letale delle ripartenze, e neanche sul destro sporco di Vinicius, il portiere del City risulta esente da colpe, apparecchiando il pallone per il tap-in di Brahim Díaz, che ridà linfa vitale agli spagnoli in vista del gran finale.
REAL MADRID

IL MIGLIORE: VINICIUS JR. 7,5
Che non fosse una serata qualsiasi per lui lo si poteva intuire fin dal prepartita, in cui i tifosi del City lo punzecchiano con uno striscione che gli rammenta il bruciante e polemico secondo posto al Pallone d’Oro alle spalle di Rodri, presente in tribuna a sghignazzarsela. A ridere per ultimo tuttavia, come spesso capita nelle notti europee, sarà proprio Vinicius, che ribadisce a tutti un concetto molto chiaro: anche con Mbappé finalmente a pieno regime, il leader tecnico del Real Madrid rimane lui. Gli errori dei compagni e la traversa gli impediscono di iscriversi al match nel primo tempo sia come assistman che come goleador. Le giocate da campionissimo tuttavia rimangono, e il graffio nel momento decisivo non si fa attendere neanche stavolta: il pareggio di Brahim lo propizia soprattutto lui (con la complicità di Ederson), mentre sul gol vincente di Bellingham è soprattutto la sua letale firma in contropiede a spiccare di più. Per dare la dimensione della decisività di Vinicius in Champions League, basta citare un’impressionante statistica: dal 2019 ad oggi, il brasiliano ha sempre lasciato il segno tra gol e assist contro ogni singolo avversario affrontato nella fase ad eliminazione diretta, con la sola eccezione del Chelsea nelle semifinali del 2021.
MBAPPÉ 7
Nello stadio in cui il mondo intero lo conobbe ormai 8 anni fa, con la maglia del Monaco in una storica sfida contro il primo Manchester City di Guardiola, Mbappé arriva con intenzioni decisamente bellicose, reduce da un mese di forma assolutamente smagliante. Nel primo tempo tuttavia, la retroguardia dei Citizens riesce a gestirne al meglio gli attacchi alla profondità, venendo anche graziata a fine primo tempo da un tiro sbilenco del francese da dentro l’area. Nella ripresa tuttavia, la nuova versione “centravantesca” di Mbappé si esprime al miglior livello possibile, guidando le manovre più appuntite del Real Madrid, e andando a segno con un gol tanto brutto quanto pesante, il secondo consecutivo dopo quello timbrato nel derbi madrileño di sabato sera.
BELLINGHAM 6,5
L’impatto di Bellingham sul pianeta Real Madrid nell’autunno 2023 era stato così fragoroso, e per certi versi inaspettato, da far quasi passare in secondo piano le sue prestazioni non certo indimenticabili nella knockout phase primaverile della scorsa Champions League. Neanche questa sera, del resto, il prodigio inglese riesce a incantare le folle, agendo quasi da falso esterno sinistro in un 4-4-2 asimmetrico che, va detto, ne sacrifica non poco il potenziale realizzativo. Nel finale di gara tuttavia, Ancelotti lo avvicina a Mbappé, facendogli chiudere la partita da seconda punta, e venendo prontamente ripagato dal ragazzone di Stourbridge, che regala la Gara 1 ai Blancos.
ASENCIO 6,5
Al momento, il miglior centrale del Real Madrid, alle prese con una tremenda crisi d’infortuni oltre che con un calo di rendimento dei suoi migliori difensori, è indubbiamente Raúl Asencio, vera e propria rivelazione stagionale della Casa Blanca. Per il canterano, quella all’Etihad è appena la quinta partita in Champions League della propria carriera, ma è bravo a non farsi intimidire dal contesto e a restare mentalmente sul pezzo anche dopo essere stato preso in mezzo dal duo Gvardiol-Haaland sul gol del vantaggio del City. Nel momento di maggior apnea dei suoi, nella fase centrale del primo tempo, è protagonista di diversi ottimi interventi, dando prova di grande affidabilità anche in match di questa portata.
CEBALLOS 6
Nel ruolo che fu di Toni Kroos, lasciato colpevolmente scoperto dalla dirigenza madrilena in estate, Ancelotti ha ormai deciso di affidarsi a Dani Ceballos, alla prima vera stagione da titolare delle Merengues a quasi 29 anni. A questi livelli dimostra di poterci stare eccome, pur faticando a contenere i continui smarcamenti tra le linee degli uomini offensivi del City (e qui, più che dei suoi limiti difensivi toccherebbe parlare dei difetti strutturali del Real Madrid). Il meglio di sé, in ogni caso, lo dà nettamente quando il pallone deve giocarlo e non inseguirlo, come testimoniano l’assist per Mbappé e, suo malgrado, il rigore causato su Foden.