Madrid, Santiago Bernabéu, 7 maggio 1994
Il Barcellona, alla trentasettesima giornata della Liga, espugna il Bernabéu e ottiene una vittoria che si rivelerà decisiva per la conquista del titolo, titolo che arriverà all’ultima giornata e solo per la miglior differenza reti nei confronti di una delle grandi oggi decadute del calcio spagnolo, il Deportivo La Coruña. A Madrid, il 7 maggio 1994, si assiste a una gara molto equilibrata e spettacolare, giocata da entrambe le squadre ad alta intensità, e nonostante un gol regolare annullato ai catalani e un probabile rigore loro negato, va riconosciuto che il Real Madrid gioca tranquillamente alla pari e meriterebbe il pareggio. Per i campioni della Quinta si tratta degli ultimi scampoli di gloria: l’età da tempo bussa alla loro porta e nel corso della stagione successiva diversi di loro dovranno accomodarsi in panchina, per lasciare spazio a una generazione di giovani arrembanti destinati a riportare il Real nella dimensione che gli compete.
Le pagelle – Real Madrid
ILMIGLIORE: Alberto Marcos Rey 7
Un gregario si prende il proscenio: il laterale sinistro, che veste la maglia bianca per due sole stagioni e rimane sempre nelle retrovie anche nelle gerarchie della Roja, si inventa il protagonista di un Clasico memorabile: preciso e cattivo in chiusura, semina il panico palla al piede e nel secondo tempo, in particolare, dribbla ripetutamente i giocatori catalani, tanto che chi scrive intravede gli spettri di Roberto Carlos.
Fernando Hierro 6,5: sempre puntuale ed elegante come un hidalgo, quando accelera è difficile da contenere e un paio di aperture di quaranta metri evocano gli spettri di alcuni suoi illustri futuri connazionali (Xavi e Xabi Alonso).
Emilio Butragueño 6,5: i giorni di gloria volgono al termine, ma contro gli avversari di sempre il Buitre rispolvera l’abito elegante delle serate di gala, tocca decine di palloni e confeziona un tunnel da cineteca. Serata positiva, in cui rischia di segnare in un paio di occasioni, e cui manca solo la stoccata finale.
Michel 6,5: anche per il poderoso centrocampista l’avventura in maglia Blanca è sul viale del tramonto, e certe progressioni palla al piede sono diventate una rarità, ma i suoi piedi restano coperti di camoscio e la sua capacità di puntare la porta è ancora, o quasi, quella dei giorni migliori.
Robert Prosinečki 6,5: regista, mezzala, trequartista, forse si specchia un po’ troppo, ma difficilmente perde il pallone e si contano almeno tre spunti palla al piede, anche nel suo caso, degni dei giorni di gloria di Belgrado. Ritengo che la sua avventura a Madrid sia giudicata con troppa severità: il serbo-croato ha sofferto numerosi problemi fisici e una condotta extracampo non impeccabile, ma sul piano del rendimento è stato quasi sempre positivo.
Le pagelle – Barcellona
IL MIGLIORE: Hristo Stoičkov 7,5
Subisce una decina di falli mal contati, tanto che verso il novantesimo ha una comprensibile reazione di stizza, ed è il leader della squadra, il giocatore che, con la sua capacità di conduzione del pallone, mette ripetutamente in difficoltà gli avversari, e inoltre confeziona l’assist decisivo e si vede annullare ingiustamente il regolarissimo gol del 2-0. Cristo cammina sulle acque, nell’anno solare del suo pallone d’oro.
Bakero 7: il veterano e uomo simbolo del calcio totale di Cruijff sembra avere il dono dell’ubiquità, perché lo si trova in difesa, a centrocampo e anche nell’area avversaria. Combattivo, tecnico, veloce, è dopo il bulgaro il più positivo dei suoi.
Koeman 6,5: soffre un po’ la propria mole pesante quando attaccato in velocità dai madrileni, ma compensa i limiti di mobilità con un intuito sopraffino, e quando avanza è sempre l’uomo più della squadra. Sfiora il gol con una cannonata da quaranta metri che costringe Buyo al miracolo.
Zubizarreta 6,5: non è chiamato a voli e miracoli ripetuti, ma è ripetutamente coinvolto dalle numerose iniziative dei Blancos, e stavolta non sbaglia un intervento, in termini di concentrazione, tempismo, lettura delle situazioni. Prestazione da leader.
Romário 5,5: non sono sufficienti un paio di malandrate d’antan per riscattare una prestazione che lo vede galleggiare ai margini della partita per quasi novanta minuti, in attesa del pallone buono che arriva raramente e che non fuoriclasse brasiliano non riesce praticamente mai a valorizzare al meglio. Prestazione piuttosto scialba.