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Le 5 migliori squadre europee dal 2006 al 2010

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Ci avventuriamo in una delle stagioni più felici del calcio europeo: ricca di talento, di squadre di altissimo profilo, di partite memorabili, di finali da pelle d’oca, la seconda metà degli anni ’00 è uno dei fiori all’occhiello della storia della Champions e di riflesso di tutto il football del Vecchio Continente.

2005-2006

C’è qualcosa nell’aria e sulle Ramblas: Frank Rijkaard ha trovato la quadratura nel corso delle due stagioni precedenti, e così il calcio arioso e le alchimie del cruijffismo innescano le fantasmagorie di Ronaldinho, che si consacra fenomeno planetario, circondato da giocatori sensazionali come Mr. gol di prima Samuel Eto’o, la mezzala più forte del mondo (Deco) e tanti altri campioni. Il Barcellona strabilia nella Liga e in Europa gioca meglio di ogni avversario, portando a casa la sua seconda Coppa/Champions e facendolo in maniera spesso trionfale, nonostante qualche affanno in semifinale e in finale. In ogni caso, visto il double e viste alcune espressioni di gioco da cineteca, il catalani si prendono la vetta.

Al loro fianco, sgomita un Milan che per pura qualità con la palla tra i piedi è probabilmente l’unica formazione che possa permettersi di dare del tu ai catalani. I rossoneri si sfibrano in un lungo duello con la Juventus e in Europa regalano lampi di grandeur, prima di farsi incartare dal sofisticato palleggio catalano. In ogni caso, la meravigliosa stagione di molti dei loro uomini chiave (Shevchenko, Pirlo, Kakà) li colloca nelle posizioni nobili della gerarchia europea.

La terza grandissima del calcio europeo nell’anno mirabilis 2006 è il Chelsea che il demiurgo Mourinho ha trasformato in una macchina da calcio perfetta: la Premier è un assolo coltraniano che costringe alla resa prematura tutte le concorrenti (il Chelsea è sempre in testa, praticamente), e in Europa solo una straordinaria rimonta blaugrana consuma la vendetta dell’eliminazione subita nel 2005 e impedisce ai londinesi di raggiungere le fasi finali della competizione.

A 18 anni di distanza, parlare serenamente della Juventus del 2006 è ancora complicato, ma io credo che la formazione guidata da Capello sia meritevole di una citazione nella cinquina: lo scudetto poi revocato sul campo viene vinto con merito, checché sia poi emerso in tribunale all’esito di estenuanti e controverse battaglie processuali, e la vera spada di Damocle sulla gloria bianconera in quel periodo, a mio parere, è la senescenza inconsapevole del suo calcio, ancora legato a quello molto più quadrato degli anni ’90 e forse incapace di fiutare l’aria e i cambiamenti in atto.

L’Arsenal del bambino prodigio Cesc e di un Henry colto al meglio delle sue enormi potenzialità surclassa infatti la Juve proprio là dove il calcio del 2000 ha superato quello degli anni ’90, e, anche grazie al suo gioco aperto, arioso e pratico è l’ultima squadra della cinquina.

2006-2007

La grandezza quasi impareggiabile di Sir Alex sta anche e soprattutto nella sua capacità di risorgere dalle ceneri con una rapidità sorprendente, e così il suo Manchester United, dopo tre stagioni riscattate solo da un secondo posto ben poco glorioso, improvvisamente nell’autunno del 2006 innesca la quinta e decide di tornare in cima al mondo: se Alex è come sempre lo spirito guida, la maturazione repentina di Cristiano Ronaldo, che inizia a volteggiare ad altezze siderali, e del suo “secondo violino” Wayne Rooney, fa il resto. Il Manchester gioca il calcio migliore d’Europa, schiera il giocatore più forte d’Europa e lascia a sei punti di distanza uno squadrone come il Chelsea di Mourinho. La semifinale di Milano, un 3 0 netto e indiscutibile, è la doccia gelata che chiude la sua stagione, ma è figlia del divario di esperienza e di condizione con un Milan che fino a dicembre, praticamente, ha giocato in ciabatte, conscio di non poter contendere all’Inter lo scudetto.

Ecco perché, nonostante la memorabile lezione di San Siro, antepongo i Red Devils al Milan di Ancelotti, che non può comunque mancare nella cinquina perché in primavera, trascinato da Pirlo, Seedorf e un Kakà da pallone d’oro, letteralmente vola, supera con pieno merito tutte le big del calcio europeo e in campionato rimonta fino alle posizioni nobili.

La bizzarra serie A del 2006/2007 diventa memorabile perché l’Inter demolisce la concorrenza come è avvenuto poche altre volte nella storia del nostro calcio: i nerazzurri, quasi a voler legittimare un titolo parso quasi scontato, sono una squadra fisicamente senza eguali, vantano una rosa ampia e completa e trovano in Zlatan Ibrahimović il fuoriclasse e l’uomo determinante. L’eliminazione un po’ sfortunata subita al termine del doppio confronto con il Valencia fa male ancora oggi, ma toglie poco alla indimenticabile cavalcata dei nerazzurri, che restano una delle formazioni di riferimento del calcio continentale.

Lo stesso dicasi per due big inglesi in forma smagliante: il Chelsea di Mourinho perde qualche colpo il Premier (dove chiude comunque secondo, aggrappato alle spalle solide di Drogba), ma vince la FA Cup superando proprio lo United e pare a lungo la squadra più solida e forte in circolazione; in Europa, tuttavia, i blues devono arrendersi, ancora una volta, alla sfortuna e al cinismo del Liverpool.

I Reds, seppur meno continui di United e Chelsea in Premier, in Europa sfoderano le loro armi migliori e raggiungono la seconda finale in tre anni, grazie soprattutto a uno strepitoso centrocampo in cui primeggia la corsa infinita di Steven Gerrard.

2007-2008

Il calcio inglese torna a fare la voce grossa, nella seconda metà degli anni 2000, e la stagione 2007/2008 è forse la più inglese del periodo: il Manchester United riesce nel definitivo salto di qualità e non solo si prende la seconda Premier consecutiva, dopo un testa a testa combattutissimo con i rivali londinesi, ma diventa anche campione d’Europa per la terza volta. I Red Devils sono una macchina da calcio senza pari, nella stagione 2007/2008, e lo sono anche perché Cristiano Ronaldo mette le ali di si incorona come giocatore più forte del pianeta.

Al secondo posto, inevitabilmente, si accomodano con il broncio proprio i londinesi del Chelsea di Mourinho e poi Grant, un collettivo che gira a meraviglia, fisicamente spazza quasi letteralmente via gli avversari e sfiora sia la Premier che la Champions, persa in quel di Mosca solo ai calci di rigore. Lampard, Terry e Drogba sono tre fuoriclasse di statura mondiale e il loro cast di supporto non è molto da meno, e solo qualche dettaglio impedisce loro di vincere tutto.

Ancora Inghilterra per la terza posizione: il Liverpool questa volta non ha ragione del Chelsea, al termine dell’ennesimo confronto in semifinale di Champions, ma è una squadra sempre più matura, il cui carniere è diventato ancora più ricco grazie ai preziosismi e al senso del gol da fenomeno di Fernando Torres. In Premier i Reds chiudono quarti ma non lontanissimi dal vincitore United.

San Zlatan toglie le castagne dal fuoco all’Inter nel corso di un complicatissimo pomeriggio di maggio, in quel di Parma, confermando i nerazzurri come la squadra migliore d’Italia e una delle più forti e complete del continente. Anche nel 2008, la doccia gelata arriva in Europa e questa volta per mano inglese, in quanto il Liverpool si dimostra superiore ai nerazzurri e non lascia loro scampo nel duplice confronto diretto.

Da ultimo, due parole le voglio spendere per il Real Madrid, che vince d’autorità la Liga nonostante viva uno dei suoi rari periodi di digiuno europeo: i Blancos in versione olandese lasciano le briciole a dei blaugrana parsi improvvisamente bolsi, mal disposti in campo e senza verve. Nel Real, merita in particolare una menzione la grande stagione di van Nistelrooj, che nonostante abbia lasciato alle spalle le stagioni più belle della sua carriera è ancora un campione decisivo.

2008-2009

Blaugrana bolsi, dicevamo, e proprio alla luce delle difficoltà affrontate nel corso della tribolata stagione 2007/2008, la sestina conquistata l’anno dopo ha del miracoloso. Per molti appassionati, il Barcellona 2008/2009 è la miglior formazione che abbia mai calcato un campo di calcio, e io non me la sento di contraddire questi appassionati: il Barça del 2008/2009 pare una cometa giunta da un futuro radioso, in cui la tecnica è cresciuta in maniera esponenziale e il gioco è non solo una rilettura moderna del cruijffismo, ma anche di una bellezza stordente, anche e soprattutto perché Xavi, Iniesta e Messi decidono di riscrivere la sintassi del calcio e la sua storia.

L’unica squadra che sulla carta possa reggere il confronto con i catalani, nel 2008/2009, è ancora una volta il Manchester United, che ha tre le sue fila uno dei primi due giocatori in circolazione (ovviamente, parlo di CR), esprime un grandissimo calcio, surclassa nuovamente la concorrenza nel campionato più terribile e a Roma dà vita alla partita dei fenomeni: chi scrive ritiene che non si sia mai vista prima né dopo una finale tra due squadre belle, spettacolari e ricche di fuoriclasse come Barcellona e Manchester United nel 2009.

Il Chelsea è il convitato di pietra di una stagione leggendaria: per la verità, è l’unica squadra che imbriglia il Barcellona, aiutato per l’occasione dalla buona sorte in quel di Stamford Bridge, e con il suo calcio tutto fisicità, classe e aggressività si conferma una formazione di vertice, capace di dominare ogni avversario.

In Premier, il secondo posto nel 2009 è appannaggio di un Liverpool sempre più completo e spettacolare, che in Europa non riesce ad accomodarsi tra le grandissime ma che, con Gerrard e Torres al loro meglio, è in grado di incutere timore anche agli avversari più blasonati.

Da ultimo, ecco ancora l’Inter, ed ecco ancora una stagione trionfale che scivola sulla buccia di banana inglese in Europa, benché con pochissime recriminazioni, nel 2009: in campionato, forte sempre del fenomeno svedese di origini slave e di una rosa straordinaria, l’Inter fa categoria a sé, anche perché sulla sua panchina si è seduto il mago Mourinho. In Champions, l’urna malevola consegna un ottavo di finale contro un Manchester United superiore sia sulla carta che alla prova dei fatti.

2009-2010

La stagione più bella, quella che ancora oggi fa luccicare gli occhi dei tifosi delle Beneamata, è naturalmente quella del triplete, ma chi scrive ritiene che anche nel 2009/2010 il Barcellona fosse la squadra più forte d’Europa: il Real ha investito i capitali di una manovra finanziaria per ridurre il gap con il blaugrana, ma con scarso successo, perché nella Liga i catalani dettano legge (nei primi mesi, forti di un Ibra immarcabile) e regalano sprazzi di calcio immaginifico, e in Europa ci pensa il Lione a vendicare le brucianti eliminazioni delle stagioni precedenti e a lasciare il Real con l’amaro in bocca.

Come sappiamo tutti, le due semifinali del 2010 sono tra gli apici della storia dell’Inter e sono la madre di tutte le recriminazioni per i blaugrana, che erano probabilmente superiori nonostante l’assenza pesantissima di Don Andrés e che tuttavia vengono eliminati con merito: l’Inter allestita e prima ancora pensata da un Mourinho, che era tutto fuorché un mero “amministratore”, deve quindi come minimo sedersi sul secondo gradino del podio. La difesa impenetrabile, le scorribande di Maicon, Sneijder e Milito in orbita pallone d’oro: tutto è memorabile e l’Inter merita ancora oggi applausi convinti per il suo leggendario triplete.

Il Chelsea è la terza squadra d’Europa, secondo me, nel 2009/2010: orchestrato da Ancelotti, prevale nello sfibrante testa a testa con i Red Devils ed è poco fortunato nell’ottavo ad altissima quota con i nerazzurri. Un Drogba stellare e una squadra che si muove come un orologio portano in ogni caso i Blues molto in alto in graduatoria.

Il Manchester United, privato del suo uomo più importante, perde naturalmente qualcosina in termini di efficacia e di continuità, ma rimane una squadra di primissima fascia: la Premier gli sfugge tra le mani per un punto e l’Europa è un terribile inganno che ha le sembianze del Bayern Monaco.

I tedeschi, ispirati da un Robben siderale, sono per la ventiduesima volta campioni di Germania, e raggiungono a sorpresa, e anche grazie a qualche episodio fortunato, la finale di Champions contro l’Inter. Memorabile è proprio la sfida tra United e Bayern: gli inglesi giocano sul velluto e si portano agevolmente sul 3-0, ma commettono l’errore di staccare la spina e di agevolare così la rimonta bavarese.

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