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1990-1991: Barcellona-Real Madrid 2-1

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Barcellona, Camp Nou, 19 gennaio 1991

Il terzo Clasico degli anni ’90 è una partita da ricordare per diverse ragioni, la prima delle quali sono i nomi dei due tecnici che si accomodano in panchina: se in Catalogna siede da due anni il Profeta del Gol, che ha iniziato con successo la semina futurista e la rivoluzione concettuale destinata a trasformare il genoma del calcio spagnolo (e non solo) delle decadi successive, a Madrid le redini della squadra sono finite nelle mani di Alfredo Di Stéfano, il grande antesignano di Johann, se possibile un atleta avveniristico, ancora più universale e rivoluzionario dell’olandese (tempo aveva avevamo azzardato un’analogia cestistica, un pochino forzata forse, con Bird e LeBron James).

La partita è bella e molto intensa, soprattutto nella ripresa. Il Barcellona regala una versione precoce del cruijffismo, che è ancora fedele, sotto alcuni aspetti al calcio del tempo: non mancano lanci lunghi e traversoni, e anche le iniziative di venti/trenta metri palla al piede. Il Real Madrid ha cambiato parzialmente volto rispetto alla stagione precedente: l’epoca della Quinta volte al termine e un po’ la qualità della sua manovra ne risente. Mancano peraltro Koeman e Hierro, i due cervelli arretrati della squadra, e la loro assenza non può che pesare, ma la vera spada di Damocle sulla partita è un arbitraggio inqualificabile: la giacchetta nera ne combina di tutti i colori, negando un rigore solare al Real sullo zero a zero senza alcun motivo, assecondando alcune scellerate sviste dei guardalinee (che fermano in almeno due occasioni i giocatori del Barcellona in posizione pericolosa per fuorigioco inesistente, e si parla di una regolarità che dipende da almeno un metro) e inventandosi poi una punizione dal limite per i catalani senza alcuna ragione.

Quanto alle giocate decisive: Laudrup sblocca la partita con un destro al volo da cineteca, l’immancabile Buitre la pareggia con un gol di classe purissima e nel secondo tempo, dopo una lunga pressione, il Barça porta a casa la partita quando Predrag Spasić segna di testa nella porta sbagliata.

Le pagelle – Barcellona

IL MIGLIORE: Michael Laudrup 7
Schierato da nove di movimento, alla stregua del Messi di vent’anni dopo, Michale Laudrup si conferma per l’ennesima volta l’arma segreta del calcio blaugrana, un rifinitore a tutto campo che sa attaccare anche l’area, saltare l’uomo e che è decisivo con uno spettacolare gol al volo da centravanti vero. Fenomeno.

Miquel Soler 6,5: sulla carta sarebbe un terzino, ma Johann lo schiera mezzala e Soler è uno dei migliori in campo, specie nel corso della ripresa, quando fraseggia con i compagni e si avventura anche in un paio di efficaci escursioni palla al piede.

José Ramón Alexanko 6,5: il veterano di origini basche, per l’occasione capitano, disputa una partita solida, concentrata e in cui dimostra di saper utilizzare al meglio il suo affilato piede sinistro.

Jon Andoni Goikoetxea 6,5: altro membro della nutrita colonia basca di Barcellona, schierato da ala sinistra macina chilometri e regala a Laudrup l’assist del primo gol.

Eusebio Sacristán 6,5: anche il terzino destro, da tempo colonna del Barça, disputa un’ottima gara su entrambi i lati del campo e propizia l’autogol che la decide.

Le pagelle – Real Madrid

IL MIGLIORE Emilio Butragueño 6,5
A lungo isolato in avanti, ha il grande merito di capitalizzare l’unica vera occasione della partita e di provarci sempre, anche con iniziative complicate sullo stretto.

Michel 6: la sua conduzione di palla dovrebbe stare al museo del Prado, e in generale il centrocampista Blanco è quasi sempre puntuale ed efficace, anche se non brilla particolarmente per intuizioni né pericolosità negli ultimi metri.

Hugo Sánchez 5,5: il centravanti messicano sembra aver perso lo smalto delle stagioni migliori e i numeri della Liga, del resto, saranno abbastanza impietosi. Si guadagnerebbe un rigore solare che l’arbitro nega senza alcuna ragione, ma per il resto non calcia mai verso la porta blaugrana.

Predrag Spasić 5,5: il centrale jugoslavo soffre i movimenti e la tecnica sullo stretto di Laudrup, e commette anche un grave errore che decide la partita, infilando nella propria porta un autogol evitabile.

Pedro Jaro 6,5: il portiere di riserva non è impeccabile nell’uscita che propizia l’autogol, ma limita il passivo con tre interventi complicati e determinanti, guadagnandosi un voto positivo.

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