Immagine di copertina: il favoloso gol di Del Piero che chiude i giochi
Dopo la folle mezz’ora dell’Azteca nel 1970, e la sconfinata iconografia di Madrid del 1982, la più grande rivalità del calcio europeo per nazionali trova a Dortmund il palcoscenico perfetto per scrivere un nuovo capitolo di storia. A prevalere, ancora una volta, è l’Italia, e lo fa nel modo più dolce possibile nei confronti di una pur valorosa Germania: gli Azzurri sbancano infatti uno dei templi del calcio tedesco a supplementari ormai scaduti, dopo aver disputato indubbiamente la miglior prestazione del biennio da ct di Marcello Lippi. Al gruppo di Klinsmann invece, nonostante l’enorme rammarico per un’eliminazione più bruciante che mai, restano ugualmente gli applausi del proprio pubblico, tornato a seguire con passione la Mannschaft dopo diversi anni di grigiore assoluto.
Germania: Lehmann – Friedrich, Mertesacker, Metzelder, Lahm – Schneider (38′ st Odonkor), Ballack, Kehl, Borowski (28′ st Schweinsteiger) – Podolski, Klose (6′ sts Neuville).
Italia: Buffon – Zambrotta, Cannavaro, Materazzi, Grosso – Camoranesi (1′ pts Iaquinta), Pirlo, Gattuso, Perrotta (14′ pts Del Piero) – Totti, Toni (29′ st Gilardino).
Primo tempo
4′ L’Italia approccia al meglio la semifinale, ed apre le danze con una punizione potente ma da distanza proibitiva di Totti; la leggera deviazione di Klose non impensierisce Lehmann.
15′ L’ala sinistra della Germania, Borowski, conscio di non avere chance nel duello sul binario con Zambrotta, si limita a rientrare sul destro e a scodellare palloni velenosi in mezzo all’area; uno di questi trova Klose, abile a smarcarsi e a servire di prima intenzione l’inserimento del gemello Podolski, stoppato da una gran chiusura di Cannavaro.
16′ La linea difensiva tedesca rimane spesso molto alta, e per poco Totti non la punisce; il capitano della Roma trova infatti un grande inserimento telepatico del suo compagno di club Perrotta, il cui primo controllo è però infelice, e consente a Lehmann di salvare la baracca in uscita.
21′ Tra i più attivi della Germania c’è indubbiamente Kehl, che dopo aver chiuso un triangolo con Lahm crossa da sinistra per il mancino al volo di Podolski, che si perde però altissimo sugli spalti del Westfalenstadion.
24′ Una delle armi più letali dell’Italia di Lippi è indubbiamente costituita dalle palle inattive, grazie al piede vellutato di Pirlo; su una punizione dalla trequarti, il regista del Milan trova lo stacco di Materazzi, la cui spizzata sporca viene deviata sul fondo da Mertesacker.
31′ Bella azione in verticale dell’Italia sulla fascia sinistra, volta a isolare Grosso in 1vs1 con Schneider; il terzino azzurro lo salta con un tunnel secco, arriva sul fondo e sul suo cross rasoterra ci pensa Metzelder a salvare Lehmann dalle grinfie di Luca Toni.
34′ Clamorosa occasione per la Germania, figlia di un insolito erroraccio di Pirlo in fase di costruzione, e della grande rapidità di Klose, che manda a vuoto Gattuso con una finta e serve Schneider, liberissimo di entrare in area e punire Buffon. Il suo destro, tuttavia, sorvola di poco la traversa.
41′ Altra punizione di Pirlo sulla solita mattonella della trequarti destra; il destinatario questa volta è un Camoranesi lasciato colpevolmente solo dai tedeschi, graziati dal colpo di testa sporco dell’italo-argentino.
Secondo tempo
5′ Succede di tutto nel giro di un minuto: una percussione centrale di Klose, parzialmente rallentata dalla morsa Gattuso-Cannavaro, viene arginata definitivamente dalla tempestiva scivolata di Buffon. Recuperata palla, l’Italia orchestra un grande contropiede ben rifinito da Pirlo e mal concluso da Grosso (in presunto offside), schiantatosi su un’altra uscita di Lehmann.
17′ Pur raddoppiato da Grosso e Gattuso, Schneider riesce ugualmente a trovare un corridoio per servire Podolski, che riceve spalle alla porta sul lato corto dell’area piccola; il neo-attaccante del Bayern Monaco è bravissimo a evitare Materazzi in un fazzoletto e a calciare subito in porta, ma il suo sinistro ravvicinato, per quanto potente, è troppo centrale per sorprendere i pugni di Buffon.
38′ I ritmi calano mentre la paura aumenta; persino a uno come Ballack dunque, a 8′ dal termine, trema il piede su un calcio di punizione nella lunetta dell’area italiana, sorvolata dal tiro sbilenco del capitano tedesco.
40′ L’ultima occasione dei tempi regolamentari ce l’ha l’Italia, ed è una concatenazione di singole specialità della casa: Pirlo verticalizza, Gilardino fa da sponda, Totti scucchiaia e Perrotta si butta dentro, venendo anticipato dal volo d’angelo di Lehmann (in una dinamica che quasi ricorda lo scontro tra Schumacher e Battiston in un altra semifinale mondiale di 24 anni prima).
Primo tempo supplementare
1′ L’Italia inizia sentire l’odore del sangue, grazie all’apporto di un pimpantissimo Gilardino; lanciato in profondità sulla fascia destra, l’ex punta del Parma si scrolla di dosso Metzelder, evita la chiusura di Ballack all’interno dell’area, e, da una posizione ancora più propizia rispetto a Podolski mezz’ora prima, scheggia la base del palo alla sinistra di un attonito Lehmann.
2′ Un altro legno della stessa porta, nel giro di 60 secondi, torna a vibrare ancora più intensamente; questa volta è Zambrotta, avventatosi su una palla respinta su calcio d’angolo, a scaricare un destro tremendo sulla traversa, che salva nuovamente la Germania.
15′ Mai beffa fu più vicina: su un contropiede tedesco, nato da un fallo non concesso a Totti al limite dell’area, il subentrato Odonkor ha tempo e spazio per servire in mezzo all’area il solito sgusciante Podolski. Quest’ultimo tuttavia, non ha l’incornata di suoi illustri predecessori come Oliver Bierhoff, e non riesce a girare verso la porta il precisissimo cross del compagno.
Secondo tempo supplementare
7′ L’ultima grande occasione per la Germania perseguiterà a lungo le notti di Podolski, liberato al tiro da Kehl al termine di uno dei rarissimi contropiedi concessi dall’Italia nell’intero torneo; sul sinistro al fulmicotone del numero 20, Buffon sfodera una delle mani di richiamo più memorabili della propria sensazionale carriera, salvando il risultato.
9′ Il reparto offensivo degli Azzurri ha ormai cambiato completamente pelle, come testimoniato da quest’azione avviata da Totti (unico giocatore offensivo rimasto in campo dal primo all’ultimo minuto) e proseguita dai 3 subentrati Iaquinta, Gilardino e Del Piero; quest’ultimo, da buona posizione, strozza troppo il destro, abbondantemente a lato.
14′ GOL ITALIA A cambiare per sempre la storia del calcio italiano ci pensa una strana coppia di giocatori: il primo, Andrea Pirlo, è già da anni una stella di valore mondiale, ed è proprio per questo che decide che per una notte a prendersi la gloria dev’essere qualcun altro. Dopo essersi avventurato in un assurdo esercizio di equilibrismo al limite dell’area tedesca, su un corner ribattuto, Pirlo trova dunque un filtrante celestiale per Fabio Grosso, il più inatteso dei protagonisti, che con un sinistro a rientrare trafigge Lehmann a un solo minuto dalla fine dei supplementari.
15′ GOL ITALIA Anche al termine di una partita in cui il pallino del gioco lo ha avuto principalmente la squadra di Lippi (coraggiosissimo nel chiudere il match con 4 attaccanti), non può non arrivare anche il raddoppio in transizione, per alimentare ulteriormente lo stantio mito della nostra premiata ditta Catenaccio & Contropiede. L’azione la conosciamo tutti: Cannavaro si sbrana Mertesacker e Podolski in anticipo, Totti verticalizza con calma ed urgenza al tempo stesso, Gilardino banchetta su quel che rimane di Metzelder, mentre Del Piero scaccia definitivamente i fantasmi della finale di Euro 2000, mettendo la firma su una delle partite più belle mai giocate dalla nostra Nazionale.
LE PAGELLE GERMANIA
IL MIGLIORE KEHL 6,5: dopo le innumerevoli polemiche legate alla squalifica di Frings con la prova TV, il suo sostituto si dimostra pienamente all’altezza di un match di questo calibro. Kehl fornisce infatti il dinamismo necessario per rendere fluida la manovra tedesca, assumendosi a più riprese il ruolo di leader del centrocampo in assenza della miglior versione di Ballack. Si danna l’anima per limitare il raggio d’azione di Pirlo, con alterne fortune.
Metzelder 6: guida con autorità la retroguardia della Germania, esaltandosi in particolar modo nella marcatura su Toni, reso praticamente inoffensivo dal centrale del Borussia Dortmund. Va invece un po’ in affanno nei supplementari dopo l’ingresso del più mobile Gilardino, che rispetto al vincitore della Scarpa d’Oro tende a dargli meno punti di riferimento.
Podolski 6: nemico pubblico n° 1 della retroguardia italiana per la sua capacità di trovare spazi da attaccare, non staziona più di tanto in area di rigore, ed è libero di andare a prendersi il pallone dove vuole, associandosi con Klose e gli altri suoi compagni. Forse risulta più volenteroso e attivo che preciso, anche se di fatto, l’unico motivo per cui non si iscrive al tabellino dei marcatori è lo stupendo colpo di reni di Buffon nei supplementari.
Klose 5,5: ci mette poco a capire che con due carcerieri come Cannavaro e Materazzi avrà davvero poche chance negli ultimi 16 metri, e prova dunque a partire da più lontano, togliendo però un po’ di peso specifico all’attacco tedesco. Svolge ugualmente un buon lavoro di raccordo per quasi un’ora, prima di essere sopraffatto dalla stanchezza e dai centrali italiani. Si consolerà con la palma di capocannoniere del Mondiale.
Ballack 5: il totem di questa Germania altresì priva di vere e proprie stelle (a eccezione forse del solo Klose) stecca il big match in maniera alquanto inattesa per un uomo del suo temperamento. Oltre a non garantire sufficiente copertura in mezzo al campo, Ballack non trova alcuna giocata vagamente risolutiva che la squadra si aspetterebbe dal proprio capitano. Getta alle ortiche una grossa occasione, sprecando una ghiottissima punizione dal limite al tramonto dei tempi regolamentari, e accorcia troppo tardi su Grosso in occasione dello 0-1.
LE PAGELLE ITALIA
IL MIGLIORE PIRLO 8: in occasione di ogni trionfo della Nazionale Italiana, l’opinione pubblica ci tiene sempre a rivangare la solita retorica sulla compattezza difensiva, l’innata capacità di soffrire e stringere i denti, eccetera eccetera. In questo caso però, l’Italia ha imposto il proprio calcio in casa della Germania senza il bisogno di barricarsi, presa per mano da un Andrea Pirlo all’apice delle proprie capacità tecniche e fisiche. Anche in una contesa giocata a tratti a ritmi altissimi, il genio di Flero non perde mai un briciolo di lucidità, disegnando arabeschi raffinatissimi sul terreno di Dortmund. L’assist per Grosso è la perla più preziosa di un Mondiale giocato da dominatore assoluto.
Cannavaro 8: fa sinceramente impressione la sicurezza (se non addirittura la spavalderia) con cui si disimpegna in un contesto simile. Il capitano azzurro è uno di quei difensori che sembra trarre sincero godimento da ogni singola chiusura in scivolata, da ogni singolo anticipo, da ogni singolo tiro murato alla mezzapunta avversaria, insomma, da tutto ciò che può servire a far riposare Buffon. Uno dei suoi principali pregi inoltre, è far salire il livello di fiducia e condizione dei propri compagni di reparto grazie alla sua sola presenza, come testimoniato dalla grande prestazione di un Materazzi (7) degno di Nesta. A fare il resto, ci pensa la celebre telecronaca di Fabio Caressa…
Buffon 7,5: questa prova del “numero 1 dei numeri 1” conferma l’assioma secondo cui i portieri di altissimo livello sono quelli che, giocando in squadre solide e abituate a concedere poche occasioni, sanno farsi trovare pronti pur non venendo chiamati in causa con continuità. A differenza di altre partite del Mondiale (vedi Italia-Repubblica Ceca dei gironi), Buffon non si erge a protagonista assoluto del match, ma è una presenza silenziosa e inesorabile, contro cui i tedeschi si infrangono quasi senza colpo ferire. Per chi scrive, il riflesso esibito sul tiro di Podolski è una parata di gran lunga più bella e difficile di quella per disinnescare Zidane a Berlino nella finale contro la Francia, rimasta maggiormente impressa nell’immaginario collettivo.
Grosso 7: la sua parabola “from zero to hero” è senza dubbio una delle storie più romantiche legate all’Italia del 2006, ma non deve far passare in secondo piano l’effettivo valore di Grosso, che al proprio picco è stato un terzino estremamente moderno. Oltre alle doti atletiche di primo livello, il suo lontano passato da trequartista ne ha forgiato un piede mancino molto interessante, che lo rende la principale arma dell’Italia sulla fascia sinistra, e che gli consente di siglare uno dei gol più iconici dell’intera storia della Coppa del Mondo.
Gattuso 7: per alcuni, ancor più di Buffon, Cannavaro e Pirlo, il volto dell’Italia di Lippi è quello di “Ringhio”, che contro una Germania estremamente muscolare, come da tradizione teutonica, ingaggia due ore di braccio di ferro con ogni singolo giocatore della Mannschaft. Anche quando, al tramonto del match, le squadre tendono ad allungarsi per la stanchezza, Gattuso non si sottrae nei raddoppi e nelle scalate, ripulendo palloni ad ogni altezza del campo, ed affidandoli rapidamente alle sapienti cure di Pirlo e Totti.