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1994-1995: Manchester United-Liverpool 2-0

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Immagine di copertina: Eric Cantona, grande protagonista della vittoria

Manchester, Old Trafford, 17 settembre 1994

La sesta giornata della Premier League 94/95 mette di fronte un Liverpool in notevole ripresa e uno United che ha iniziato la stagione balbettando, tanto che i Reds sono quinti e i rivali di sempre sesti. Come sottolineano ripetutamente i cronisti spagnoli, la partita è uno spettacolo: nel primo tempo, il superbo passing game degli ospiti mette ripetutamente in difficoltà uno United salvato più volte dal suo portiere e che comunque non sta a guardare, e anzi crea diversi pericoli, specie quando può ripartire in velocità.

Nella ripresa, i padroni di casa salgono progressivamente di colpi e sbloccano la partita grazie al primo malinteso della difesa dei Reds, fino a quel momento arcigna e quasi impeccabile. Dopo pochi secondi, il subentrato McClair chiude la partita. Nel finale un Liverpool ferito nell’orgoglio da un risultato davvero troppo severo reagisce ma non si rende più pericoloso, mentre il Manchester gioca sul velluto. Nel complesso, un derby ricchissimo di contenuti tecnici e in cui non è facile individuare i migliori in campo, perché sono diversi i giocatori che si esprimono al meglio.

Le pagelle – Manchester United

IL MIGLIORE: Éric Cantona 7,5
Dopo l’ennesimo controllo da cineteca l’Old Trafford si scioglie davanti al suo beniamino, che dipinge calcio e si dimostra soprattutto uno strepitoso regista, un regista che però sfiora il gol e l’assist in tre/quattro occasioni, e che serve poi il pallone del due a zero a McLair, con un tocco delizioso. Altra categoria.

Peter Schmeichel 7,5: contende al collega francese la palma di numero uno, perché il Liverpool nel primo tempo si rende pericoloso almeno tre volte e Peter risponde sempre da campione, specie su una conclusione velenosa di Steve McMamaman. Nella ripresa il portierone danese è meno impegnato, ma è ancora una volta impeccabile in uscita e su un paio di tentativi degli avversari. Leader maximo.

Paul Ince 7: motorino inesauribile, è praticamente sempre nel vivo del gioco, sfiora il gol con un gran destro e recupera una miriade di palloni. L’archetipo del box-to-box.

Ryan Giggs 6,5: pecca di imprecisione in fase conclusiva (si mangia un gol abbastanza semplice, per un giocatore come lui), ma palla al piede è il solito furetto immarcabile e inventa un paio di veroniche da cineteca.

Steve Bruce 6,5: il capitano la mette spesso sul fisico, ma sa anche impostare il gioco, sia con appoggi ai centrocampisti che con lanci lunghi. Una sicurezza.

Le pagelle – Liverpool

IL MIGLIORE: Steve McMamanaman 7
Le sue scorribande palla al piede sono un incubo per la difesa dei Red Devils, anche perché Steve è bravo pure quando deve cercare la porta. Non gli assegno più di sette solo perché gli mancata la stoccata decisiva, ma Steve gioca una grandissima partita.

John Barnes 7: nel primo tempo, ma non solo, i suoi scambi nello stretto con Steve sono caviale purissimo. Non riesce più ad allungare palla al piede come faceva a fine anni ’80, ma di fatto gioca da regista e non sbaglia un pallone, rendendosi anche pericoloso in un paio di occasioni.

David James 6,5: il futuro Calamity a Manchester disputa un’ottima partita. Meno impegnato del collega, si fa trovare pronto su tre/quattro conclusioni pericolose, ma ha il demerito di sbagliare il tempo dell’uscita sul gol che sblocca e indirizza l’incontro.

Rob Jones 6,5: ad un certo punto il cronista lo elegge miglior laterale destro del suo paese, e in effetti il difensore è un giocatore molto veloce, che usa le maniere forti su Ryan Gigs e che sa farsi valere anche quando deve scodellare traversoni verso l’area di rigore.

Jan Mølby 6: Mølby Dick – e il soprannome dice tutto della sua pancia, un gentile omaggio della sua passione per la birra – non ha un grande passo, ma imposta il gioco come pochi altri contemporanei, e nel primo tempo non sbaglia un pallone. Nella ripresa, con il Manchester che alza i giri del motore, lo si vede più spesso in difficoltà, anche perché fatica a rincorrere gli avversari.

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